‘Libero’ contro il 150° dell’Unità d’Italia: “Garibaldi inventò le pensioni d’oro”

ROMA – Proprio mentre il Paese è diviso sulla celebrazione per i 150 anni dell’Unità d’Italia, il quotidiano ‘Libero’ pubblica in prima pagina un articolo dal titolo “Le pensioni d’oro le ha inventate Garibaldi”. Segue all’interno una pagina intera tutta dedicata a sostenere che forse non è “giusto celebrare il 150° dellunità perché allora sono nati taluni vezzi italiani, come le assunzioni per meriti politici, le pensioni intese come assistenza e come regalia per gli amici”.

Nell’articolo si sostiene che il primo a “istituire” gli stipendi d’oro e a dare “posti di favore” ad amici e amici di amici è stato proprio Giuseppe Garibaldi, quando arrivò a Napoli e iniziò, si legge, “a distribuire con patriottica generosità stipendi e prebende. Con un decreto dittatoriale del 7 settembre, il giorno stesso della sua entrata in città, si attribuisce mano libera sui depositi pubblici del Banco delle Due Sicilie: più di 33 milioni di ducati che trovano rapida collocazione. Compare un esercito di postulanti: tutti hanno richieste più o meno legittime, tutti – amministrazioni comunali e privati cittadini – hanno un risarcimento da pretendere, una pensione, uno stipendio, un favore, un appalto, una concessione da ricevere, un danno da farsi risarcire, “spese insurrezionali” da coprire. Per far fronte alle richieste si intaccano il Tesoro, i depositi pubblici, le proprietà della Corona e quelle private del re, fino ai beni ecclesiastici. Esordio col botto”.

Naturalmente Garibaldi – prosegue l’articolo – non dimentica in questa occasione gli amici più cari. Alexandre Dumas, nominato responsabile di Pompei ed Ercolano, viene strapagato per soprintendere a un progetto di scavi decretato con straordinaria tempestività il 12 settembre. Assegna alla Camorra un contributo di 75.000 ducati (circa 17 milioni di Euro) da distribuire ai bisognosi. Con un decreto del 26 ottobre, Garibaldi attribuisce una pensione vitalizia di 12 ducati mensili (circa 2.700 Euro) a Marianna de Crescenzo (sorella del capo della Camorra), Antonietta Pace, Carmela Faucitano, Costanza Leipnecher e a Pasquarella Proto, e cioè all’intero vertice femminile della Camorra. Prelievi frequenti Il dittatore e i suoi collaboratori prelevano in continuazione, con un semplice biglietto scritto e senza fornire alcuna giustificazione. Nel giro di due mesi, le casse vengono completamente svuotate, ma non cessano le richieste“.

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