Università, basta quiz: sui test d’ingresso la Gelmini torna al passato

Mariastella Gelmini

ROMA  – Il futuro dentista può anche non sapere la data di nascita di Garibaldi; l’aspirante medico non è tenuto a dare prova di conoscenze dantesche. Il ministro dell’Università Gelmini è deciso a metter mano ai test d’ingresso all’Università. Quelli di cultura generale sono obsoleti, meglio domande che mettano alla prova la capacità di analisi e di ragionamento dei candidati. Insomma dopo anni di “multiple choice” e quiz alla Rischiatutto, si iniziano a mettere in discussione i criteri di selezione in cui riflessione e concetti erano praticamente banditi.

Il ministro vorrebbe quindi cambiare tenendo conto delle polemiche sollevate dagli studenti al passato test d’ingresso a Medicina. In particolare si erano scagliati contro le “domande di cultura generale”, croce e delizia per tutti le aspiranti matricole, decisive però per entrare in facoltà che nulla hanno a che fare con letteratura e storia. Il cambiamento dovrebbe arrivare dal prossimo anno accademico. ”Concordo sul fatto che i test di cultura generale – ha detto il ministro Gelmini durante il Question Time alla Camera, mercoledì– siano scarsamente adeguati al tipo di selezione di cui abbiamo bisogno. Serve più qualità, trasparenza e una valutazione effettiva dell’idoneità degli studenti oltre che della loro competenza. Credo sia urgente sostituirli in tutto o in parte con quesiti di natura logico-deduttiva che premino soprattutto le capacità di analisi e di ragionamento dei candidati”.

Non solo. Il ministro vorrebbe rendere gli esiti dei test d’ingresso validi almeno per due o tre sedi, su base regionale, per ampliare le chance dei ragazzi. Il problema, infatti, è che ciascun candidato compete per una sola sede e può quindi risultare escluso da tutto il sistema anche se, magari, con il punteggio ottenuto avrebbe potuto guadagnare una buona posizione nella graduatoria di un altro ateneo.

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Elisa D'Alto