Via libera del Senato al ddl Gelmini di riforma dell’Università, che passa ora all’esame della Camera. I voti a favore sono stati 152, contrari 94, e 1 astenuto.
I punti salienti della riforma Gelmini sono: limite massimo di 8 anni al mandato dei rettori, sforbiciata al numero delle facoltà (al massimo 12 per ateneo), abilitazione nazionale per il reclutamento di professori ordinari e associati, risorse distribuite agli atenei in base alla qualità della ricerca e della didattica (se saranno gestite male riceveranno meno soldi), pensione tassativa per i prof a 70 anni e commissariamento per gli atenei in dissesto finanziario: sono alcuni dei punti chiave del ddl di riforma dell’università che ha ricevuto oggi il via libera del Senato per poi passare a settembre all’esame della Camera. Un provvedimento ”di regole e di principi”, dal momento – hanno spiegato da viale Trastevere – che gli impegni finanziari saranno stabiliti nella prossima manovra.
RETTORI PER 8 ANNI E DISTINZIONE TRA SENATO E CDA I rettori non potranno rimanere in carica per più di 8 anni, con valenza retroattiva (oggi ciascun ateneo decide il numero dei mandati). Per loro e’ prevista pure la ”sfiducia”: se un rettore avra’ mal gestito l’ateneo potra’ essere sfiduciato dal Senato accademico con maggioranza di almeno 3/4 dei suoi componenti. E’ prevista una netta distinzione di compiti tra Senato e cda: il primo avanzerà proposte di carattere scientifico ma sara’ il Cda – non elettivo, da un minimo di 11 a un massimo di 25 componenti (anche esterni, fino a un massimo di 3) e possibilità di avere anche un presidente esterno – ad avere la responsabilità delle spese e delle assunzioni.
IL DOCENTE ORDINARIO DOVRA’ ANDARE TASSATIVAMENTE IN PENSIONE A 70 ANNI mentre il professore associato dovra’ farlo, sempre tassativamente, a 68 anni. E’ quanto prevede il ddl di riforma dell’ Universita’ approvato oggi. ”Viene abolita – sottolinea il ministero in una nota – la possibilita’ che il docente universitario si avvalga dei due anni di trattenimento in servizio”. ”Piu’ spazio dunque ai giovani, e – fa notare viale Trastevere – viene favorito il turn over”.
AL MASSIMO 12 FACOLTA’ PER ATENEO Le facoltà potranno essere al massimo 12 per ateneo e i settori scientifico-disciplinari, attualmente 370, saranno dimezzati. Ci sarà la possibilità di federare università vicine (di norma in ambito regionale) per abbattere i costi.
ABILITAZIONE NAZIONALE PER RECLUTARE PROF Per diventare ordinari e associati ci sarà un’abilitazione nazionale (delle commissioni faranno parte per la prima volta anche membri stranieri). I posti saranno poi attribuiti in seguito a procedure pubbliche di selezione bandite dalle singole università. I docenti avranno l’obbligo di certificare la loro presenza a lezione e almeno 350 ore dovranno essere destinate ad attività di docenza e servizio per gli studenti. Gli studenti valuteranno i prof e questa valutazione sarà determinante per l’attribuzione dei fondi alle università da parte del ministero. Quanto all’età pensionabile viene fissata in 70 anni per gli ordinari e 68 per gli associati.
PER RICERCATORI ARRIVA ‘TENURE TRACK’ – Sono previsti contratti a tempo determinato (minimo 4 massimo 5 anni) seguiti da contratti triennali tenure-track, al termine dei quali se il ricercatore sarà ritenuto valido dall’ateneo sarà confermato a tempo indeterminato come associato. In caso contrario chiuderà il rapporto con l’ateneo maturando però titoli utili per i concorsi pubblici. Inoltre, il provvedimento abbassa l’età in cui si entra di ruolo in università da 36 a 30 anni con uno stipendio che passa da 1.300 a 2.000 euro. Il ministro Gelmini ha annunciato uno sblocco parziale degli scatti stipendiali che erano stati bloccati ai ricercatori universitari.
GOVERNANCE FLESSIBILE PER UNIVERSITA’ VIRTUOSE Le Università che hanno conseguito stabilità e sostenibilità di bilanci potranno, d’intesa con il ministero dell’Istruzione, sperimentare una governance flessibile, con propri modelli organizzativi.
NASCE UN FONDO PER IL MERITO Sara’ costituito un fondo nazionale per il merito al fine di erogare borse di studio e di gestire, con tassi bassissimi, i prestiti d’onore. C’e’ poi la delega al Governo per riformare la legge sul diritto allo studio, d’intesa con le Regioni, con l’obiettivo di spostare il sostegno direttamente agli studenti.
Gelmini: riforma epocale. Una riforma ”epocale” che ”consente all’Italia di tornare a sperare”: cosi’ il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, ha commentato il via libera dato dal Senato al ddl che riordina il sistema universitario italiano.
”Voglio esprimere grande soddisfazione per l’approvazione del ddl sull’universita’. Si tratta di un evento epocale – ha dichiarato il ministro – che rivoluziona i nostri atenei e che permette all’Italia di tornare a sperare. L’universita’ – ha spiegato – sara’ piu’ meritocratica, trasparente, competitiva e internazionale. Il ddl segna la fine delle vecchie logiche corporative: sara’ premiato solo chi se lo merita”. Secondo il ministro l’approvazione di questo provvedimento ”costituisce la base per il rilancio del sistema universitario italiano”.
”Finalmente – ha aggiunto – si potra’ competere con le grandi realta’ internazionali”. Mariastella Gelmini ha quindi sottolineato come il provvedimento abbia raccolto consensi anche nello schieramento dell’opposizione: ”E’ importante che una parte dell’opposizione, come Rutelli e l’Api, abbia votato a favore del provvedimento. Questa e’ la dimostrazione – ha concluso – che, sui grandi temi del riformismo, maggioranza e opposizione possono lavorare insieme per modernizzare il Paese”.