Veltroni: "Berlusconi si dimetta"

ROMA – ''E' come chiedere alla tigre di diventare vegetariana, tuttavia sento il dovere, perche' sono stato il suo avversario alle ultime elezioni, di rivolgergli un appello perche' faccia un gesto che aiuti il Paese a ritrovare serenita' e futuro. Se Berlusconi decidesse di fare un passo indietro, senza contropartita, compirebbe un atto di intelligenza politica e di rispetto nei confronti degli italiani''. Cosi' l'ex segretario del Pd Walter Veltroni, che in una lunga intervista al Corriere della Sera auspica ''un governo guidato da una persona rispettata, come fu Ciampi''.

Il presidente del Consiglio, dice Veltroni, ''deve capire che non si puo' governare basandosi su una maggioranza divisa, odiando il proprio ministro dell'Economia, avendo come principale partner un uomo che invita alla secessione e sputa sul tricolore. Che non si puo' governare contro gli Stati Uniti, contro la Chiesa, contro tutti i capi di governo europei che non intendono anche solo farsi fotografare con lui, contro tutta la stampa mondiale, contro la Confindustria e i sindacati''.

''Il centrodestra italiano si trova di fronte a una scelta netta: avere il coraggio di un colpo di reni che superando Berlusconi costruisca una nuova stagione; oppure suonare l'orchestrina sulla tolda del Titanic'', rileva l'esponente democratico, secondo cui ''la maggioranza sta insieme solo per paura delle elezioni, ma deve sapere che la minaccia di elezioni anticipate e' piu' forte se Berlusconi rimane li'''.

''Andare a elezioni adesso sarebbe un'avventura per il Paese'', dichiara Veltroni, che mette in guardia sul ''rischio che la sinistra si illuda di ereditare la fine del berlusconismo''. Sull'ipotesi che Casini sia tentato dall'intesa con un Pdl senza Berlusconi, ''potremmo trovarci di fronte a un centrodestra di altro tipo'', osserva.

''Non ho nulla in contrario all'alleanza con Di Pietro e Vendola, penso sia utile, ma a due condizioni: che il Pd si dia una fisionomia riformista e occupi uno spazio di consenso molto piu' vasto; e che si trovi un accordo prima di allearci, non dopo, su lavoro, sviluppo, diritti civili, politica estera e debito''. Veltroni sottolinea la necessita' che i partiti ''si ritraggano dalle aree della societa' impropriamente occupate'' e cioe' ''dai cda di qualsiasi forma o fatta''. Il Pd, esorta, ''approvi un severo e moderno decalogo per separare ovunque la politica dalla gestione e lo sottoponga a 'primarie politiche', a un referendum tra iscritti ed elettori''. I partiti ''non possono piu' essere macchine di nomine e, attraverso quelle, di cordate per il consenso elettorale''.

In merito alla legge elettorale, ''le preferenze sarebbero lo strumento per aggravare il condizionamento esterno e la personalizzazione esasperata del mestiere della politica. La via giusta – sostiene l'ex sindaco di Roma – sono, come dice il referendum, i collegi uninominali, con elezioni primarie per scegliere chi va in quei collegi''.

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luiss_vcontursi