Vendola candidato premier deve togliersi l’orecchino?

Per perfezionare la sua immagine di candidato premier della sinistra, anzi del centro sinistra, Nichi Vendola deve togliersi l’orecchino? La questione è stata seriamente e garbatamente sollevata da Giovanni Valentini si “Repubblica” qualche giorno fa. Argomenta Valentini: gay ma mai spingendo la sua scelta sessuale all’esibizionismo o al “rivendicazionismo” omossessuale, cattolico, affabulatore e sognatore e con alle spalle esperienza di governo a livello regionale, Vendola è sufficientemente alternativo e nuovo senza bisogno di sottolineare la sua “alterità” con l’orecchino. Che anzi resta il marchio, datato e non ancora “vintage”, di una fenomenologia dell’immagine che non ha più ragion d’essere.

Non è dato sapere se Vendola abbia letto l’articolo di Valentini e cosa ne pensi. Non è da escludere però che il “dibattito” al riguardo monti e si faccia simpaticamente politico, politico e non di costume come Valentini l’ha impostato e inaugurato. Non si è forse discusso a lungo del trapianto di capelli, con temporanea bandana, di Berlusconi? Vendola è accreditato della capacità di resuscitare al voto centinaia di migliaia, qualcuno dice milioni, di elettori di sinistra che per la sinistra che c’è non votano più. Al tempo stesso, se capace di richiamare in vita questo “Lazzaro” elettorale, Vendola allontana dal voto per il centro sinistra altrettanti, se non di più, elettori. Non per la sua immagine, ma per due elementi, presenti e costitutivi della sua politica: spesa pubblica e populismo. Facendo un po’ fatica a parlare di questo: l’appeal e la repulsione elettorale che Vendola suscita, si prova a semplificare: orecchino sì, orecchino no…In fondo è una questione seria, però ci scappa un po’ da ridere.

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Mino Fuccillo