ROMA – Marcello Dell’Utri? “Un’icona”. La P3? “Un coacervo di millanterie”. Denis Verdini risponde con un vero e proprio show alle accuse dei pm di Roma. E crea qualche imbarazzo alla maggioranza del Pd. Il processo, uno dei cinque in cui è coinvolto l’ex esponente di Forza Italia, è quello sulla P3, che lo vede imputato per corruzione insieme ad altri, tra i quali Dell’Utri e Flavio Carboni. Da qualche settimana l’ex fedelissimo di Silvio Berlusconi ha spostato il proprio peso politico a sostegno delle riforme renziane.
Rispondendo alle domande del pm Mario Palazzi, Verdini nega qualsiasi accusa, a partire da quella relativa all’incontro del 23 settembre 2009 nell’abitazione del senatore toscano e nel quale, secondo l’accusa, furono poste le basi di un’associazione segreta. “Un pranzo da niente, da non ricordare”, al quale giunsero “a mia insaputa, in otto”, racconta l’ex uomo-macchina di Forza Italia definendo quell’incontro e la presunta loggia un “coacervo di millanterie”.
Secondo l’accusa, la P3 fece pressioni sulla Consulta riguardo al Lodo Alfano. Nell’interrogatorio, durato sei ore, il senatore smentisce categoricamente anche questo: “Nessuno mi ha chiesto di intervenire
sulla Consulta in merito al Lodo Alfano”. E ripete che il suo unico compito era “occuparsi dell’organizzazione del partito”. Anche perché “sono un facilitatore, risolvo i problemi come Wolf: sono rapido”, sottolinea Verdini, quasi a cavalcare il suo stesso personaggio.