Il Giornale ha riportato la ricostruzione fatta da Bruno Vespa della drammatica serata del 28 aprile.
«Signora, la frase è un po’ troppo sopra le righe. Mi permette di tagliarla?».
«Direttore, ho i miei buoni motivi per averla scritta. Comunque, si regoli come meglio crede. L’importante è che la sostanza di quel che penso esca immutata».
Mancavano pochi minuti alle 22 di martedì 28 aprile 2009 quando si chiuse l’ultima conversazione di un animato pomeriggio tra Veronica Lario e Giampiero Gramaglia, allora direttore dell’agenzia Ansa.
Racconta Vespa: Gramaglia era stato contattato dopo le 17 da due persone vicine alla moglie di Silvio Berlusconi ed erano cominciate cinque ore di tormento.
Riporta ancora Vespa: Il testo di Veronica Lario arrivò nella casella di posta elettronica di Panizzi poco prima delle 20. Il giornalista, che non aveva mai parlato con la signora Berlusconi se non per interposta persona, voleva essere sicuro che lei fosse completamente d’accordo con la stesura trasmessa all’agenzia, e quindi chiamò Paola Gipponi che, a quel punto, gli passò Veronica. «Mi scusi – le disse Panizzi – ci siamo parlati solo per posta elettronica e volevo verificare che fosse lei l’autrice del testo. Ho visto che ha scritto risposte molto dure… ». La signora Berlusconi gli confermò l’autenticità del testo, gli spiegò le ragioni della durezza delle sue risposte e aggiunse un dettaglio che il giornalista avrebbe inserito nella nota d’agenzia che fu diffusa più tardi e di cui parleremo tra poco: «Finora mi ero sempre rivolta ai giornali – gli disse -. Se stavolta ho scelto l’Ansa, è perché tutti sappiano che i miei figli e io siamo vittime e non complici di questa situazione».
Alle 20 terminò la loro conversazione, alle 20.15 il pezzo era sul tavolo di Gramaglia. Ma c’era la frase «sopra le righe», e il direttore dell’Ansa chiese di parlare personalmente con Veronica Lario. Che lo richiamò soltanto dopo le 21.30. Fino a quel momento, infatti, era rimasta accanto al nipotino Alessandro, che tardava ad addormentarsi. Solo quando il bimbo prese sonno, telefonò al direttore dell’Ansa, che le mosse l’obiezione con cui si apre questo capitolo.
Nel frattempo Gramaglia aveva chiamato Paolo Bonaiuti, che si trovava a Varsavia insieme a Silvio Berlusconi.
