I malati di Sla, le persone in coma, i loro familiari ”non hanno bisogno di ‘par condicio’, perché la sfida per loro è comunque dispari. Hanno diritto a un po’ di verità. E la tv non è sempre necessariamente altra dalla verità, altra dalla vita vera”. Così il direttore di Avvenire Marco Tarquinio chiude l’editoriale di prima pagina dedicato alla puntata di ‘Vieni via con me’ dello scorso 22 novembre, con gli interventi di mina Welby e Beppino Englaro.
Fazio, Saviano e Ruffini, sostiene Tarquinio, non sono stati se stessi nel non ammettere in trasmissione le voci dei ”non-Welby” e ”non Englaro”: ”Non si somigliano proprio Fazio e Saviano quando mostrano l’audience e voltano la testa, con aria – loro – da vittime (o forse non somigliano all’immagine di sé che ci avevano dato)”.
”E non si somiglia nemmeno Paolo Ruffini, direttore di Rai3 e intellettuale limpido e rigoroso – argomenta il direttore del quotidiano dei vescovi – quando afferma che ‘niente di non detto’ e di negato c’è e stato nel programma che sulla sua rete ha avuto il maggior successo di sempre”. ”Ma che cosa hanno fatto i non-Englaro e i non-Welby – si chiede Tarquinio – per meritare questo bavaglio e questo puntiglioso sussiego?”.
L’editoriale – che si intitola ”Gli inaccettabili”, e ha per occhiello ”Quelli che non ammettono. Quelli che non sono ammessi” – comincia con la affermazione che ”gli uomini davvero liberi” sono quelli che se si rendono conto di aver commesso un errore ”lo riconoscono” e che ”non hanno bisogno di una intimazione per rimediare a uno sbaglio”.