ROMA, 18 OTT – Il voto in Molise consegna la regione al centrodestra ma la vittoria sul filo di lana riaccende da un lato le speranze, dall’altro le polemiche, dentro il Pd. Con l’annessa questione del ruolo dell’Udc che, schierato in questa corsa elettorale a fianco del Pdl, ha contribuito alla vittoria del governatore uscente e viene ora tirato per la giacchetta dallo stesso Presidente del Consiglio.
”L’Udc e’ storicamente nel centrodestra. Quando va con la sinistra perde meta’ dei suoi voti, come e’ successo in Piemonte. Addirittura secondo nostri sondaggi alle elezioni nazionali, se andasse con la sinistra perderebbe i due terzi dei suoi elettori” sostiene il Cavaliere che invita quindi Pier Ferdinando Casini a stare con il centrodestra: ”e’ suo interesse, del centrodestra, ma soprattutto dell’Italia” dice.
Ma il leader centrista non cede alle lusinghe e taglia corto: ”Berlusconi confonde i suoi desideri con la realta”’ risponde Casini che da’ invece la sua lettura alla vittoria del candidato del centrodestra. ”Ha fatto bene Iorio a togliere dal simbolo il nome del premier. Altrimenti – sostiene – avrebbe perso…”.
La collocazione dell’Udc fa discutere anche il centrosinistra e a porre la questione delle alleanze apertamente ci pensa Giuseppe Fioroni: ”il centrosinistra senza l’accordo con l’Udc non vince e soprattutto non rassicura gli elettori sulle proprie capacita’ di governo futuro”. La lettura del voto del Molise, infatti, spalanca le porte alle polemiche tra i democrats. Se da un lato il Pd saluta con soddisfazione la rimonta, la minoranza di Modem, veltroniani in primis, chiede invece di aprire una riflessione sul risultato elettorale.
La vittoria ‘per il rotto della cuffia’ di Michele Iorio, sostiene ad esempio Giorgio Tonin, rende ”ancora piu’ preoccupante il divario nel rapporto di forza tra le liste, con il 53 per cento per il centrodestra e il 38 per un centrosinistra al massimo della sua estensione: dall’Api di Rutelli fino a Rifondazione comunista”.
Soprattutto, gli fa eco Walter Verini, risulta particolarmente deludente il risultato del Pd ”sia rispetto ai dati omogenei del 2006 di DS e Margherita, sia rispetto al dato PD delle politiche 2008”. Una lettura che viene respinta al mittente dal segretario Pier Luigi Bersani.
”Certo, si puo’ sempre fare meglio ma abbiamo rimontato una ventina di punti. Francamente non so se me l’aspettavo, insomma ci siamo andati vicino” fa notare prendendo pero’ atto dell’effetto ‘dispersione’. Punta l’indice sui ‘Grillini’, che hanno raccolto il 5,6% dei voti, il capogruppo Dario Franceschini: ”per un pugno di voti – dice – vince il candidato di destra, inquisito. Grazie ai voti di Grillo, tolti al centrosinistra. Come in Piemonte”.
Lo sottolinea anche Bersani che pero’ non infierisce: ”ribadisco che quel movimento ha elementi di cui vogliamo tenere conto” anche se alla fine succede che c’e’ ”Cota in Piemonte e Iorio in Molise. Non mi sembra un gran risultato per loro..”. Netto il giudizio di Massimo D’Alema che definisce ”chiacchiere” e ”strumentalizzazioni” legate al dibattito interno al Pd le letture del voto della minoranza.
Per D’Alema ”l’analisi elettorale” dice una cosa semplice: ”il centrodestra e’ notevolmente indietro e il centrosinistra notevolmente in avanti, purtroppo non abbastanza”. Soprattutto, ”il centrosinistra supera largamente lo schieramento di governo, senza l’Udc”.