Wikileaks e l’Italia: Frattini perde il controllo dei nervi, Berlusconi ride, ma sul verde. Che c’è sotto la collezione di potin diplomatici?

Franco Frattini, ministro degli Esteri

Le rivelazioni di Wikileaks, a leggerle con occhi un po’ disincantati, sono abbastanza deludenti: sono più che altro sciacquatura di piatti, parole dette in libertà, come capita a tutti noi di dire, la gente normale parlando della cognata o del capo ufficio, quelli in carriera degli altri potenti.

Non ci sono rivelazioni da fare tremare i vetri, sono più che altro pettegolezzi, che rivelano come anche i diplomatici, quanto meno quelli americani, che dovrebbero vivere nel culto della discrezione, appena lasciati soli si lascino andare alle peggiori intemperanze verbali.

Per questo ha lasciato di sale il mondo intero la reazione del ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, di solito un pesce freddo anche nelle più complesse situazioni, del tutto insensibile, almeno in apparenza, al destino degli italiani di volta in volta finiti in mano a pirati o terroristi. L’ha subito notato il Guardian che nel blog dedicato a Wikileaks, scrive, alle “6.24pm” ora di Londra, che “in contrasto con i tono misurato del [Ministero degli Esteri inglese], il ministro italiano Franco Frattini ha descritto, in modo piuttosto colorito, i dispacci di ambasciata come “l’11 settembre della diplomazia mondiale” , dicendo anche che la loro pubblicazione farà “saltare in aria il rapporto di fiducia fra Stati”.

La reazione di Frattini non può non insospettire né può dissipare i dubbi questa successiva notizia dell’Ansa: “Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, secondo quanto si è appreso da fonti autorevoli,  quando gli è stato riferito il contenuto delle rivelazioni diffuse dal sito di Wikileaks sull’Italia, si è fatto una risata”.

Non dice però di che colore sia stata la risata: verde? gialla? o di che tipo: grassa? amara? sollevata?

A prima vista si direbbe sollevata.

Finora quel che esce sembrerebbe roba più da salotto che da tribunale o da comizio politico e nulla di quel che si legge costituisce una novità, rispetto alle informazioni contenute negli atti giudiziari mai smentiti, tipo le migliaia di miliardi di vecchie lire accumulati ai Caraibi con la scrematura dei diritti dei film. Anche quel che pensano gli americani di Berlusconi non ci può sconvolgere, visto che si tratta di puro buon senso.

Però, a leggere bene, si capisce che il riso di Berlusconi era piuttosto verdastro, e che ci sono delle allusioni che forse spiegano il nervosismo isterico e iperbolico di Frattini.

Ci sono delle frasi che vanno al di là del pettegolezzo d’altobordo, potin, gossip che lo si voglia chiamare. Sono parole che se lette bene possono anche costituire  nuove dritte per la polizia, che danno voce ai sospetti e risposta alle domande che qualche anima inquieta, quanto rispettosa dei vizi privati di Berlusconi, si faceva da tempo sulla possibile doppia natura dei rapporti tra Berlusconi e Vladimir Putin.

Berlusconi e Putin

Certo è più facile scrivere di Ruby e delle feste che risultano dai verbali di quanto sia interrogarsi sulla stravaganza di una tempesta di neve che un po’ meno di un anno fa, bloccò Berlusconi a Pietroburgo, e di conseguenza il Consiglio dei ministri italiano a Roma, quando le condizioni climatiche in Europa erano ottime e poi tutti sanno e molti hanno anche potuto apprezzare che i russi sanno far partire gli aerei nel pieno delle bufere.

A queste perplessità di pochi immoralisti ma malpensanti dà ora corpo un flash di Wikileaks, secondo il quale “il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha chiesto all’inizio di quest’anno alle ambasciate americane a Roma e Mosca informazioni su eventuali ”investimenti personali” dei premier Silvio Berlusconi e Vladimir Putin che possano condizionare le politiche estere o economiche dei rispettivi paesi” (citato da Der Spiegel).

Ci va pesante la signora, memore di come la misero in croce per qualche oscuro traffichetto con una agenzia di viaggio dell’Arkansas.

Gli Usa erano preoccupati per l’intesa tra Eni e Gazprom su Southstream, il mega-gasdotto che collegherà Russia e Ue, e la ”assai cordiale relazione tra Vladimir Putin e Silvio Berlusconi”. Lo scrive il britannico Sunday Telegraph, affermando che il malessere di Washington sara’ raccontato dai file di Wikileaks, e confermando le voci circolate nelle ultime ore.

Il “tweet”, come dicono oggi, in realtà più che un cinguettio sembra un sinistro gracchiar di cornacchia. Il New York Times presenta come riferimento a una “alleanza che desta curiosità (intriguing)” il rapporto dei diplomatici americani a Roma su “un rapporto straordinariamente stretto” fra Putin e Berlusconi, che comprende “regali lussuosi”, ma qui siamo nel banale, e “lucrosi contratti di energia”: qui siamo nello spesso o quanto meno nell’ambiguo, visto che non viene chiarito se il lucro sia pubblico, degli Stati, e allora nulla quaestio, oppure privato, dei due aspiranti dittatori (aspirante anche Putin, si scopre, perché si legge anche su Wikileaks che il potere di Putin è minato alla base da una burocrazia ingestibile che spesso ignora i suoi editti).

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Marco Benedetto