Afghanistan: Cominciata l’offensiva di primavera talebana, seguirà quella estiva delle forze Nato

Mullah Dadullah, comandante militare dei talebani

Mentre il presidente afgano Hamid Karzai volava a Washington per difficili e tesi colloqui con Barack Obama, con perfetto tempismo i talebani hanno annunciato l’inizio dell’offensiva di primavera contro «gli Usa occupanti, il personale militare della Nato, i consulenti stranieri, le spie che si fingono diplomatici stranieri e i membri del governo-fantoccio di Karzai».

I miliziani dell’Emirato Islamico dell’Afghanistan hanno infatti lanciatol’offensiva – denominata operazione al-Faath (vittoria) – «perché la Jihad è l’unico mezzo per raggiungere la meta, il ritiro ed immediato e senza condizioni di tutte le forze straniere dall’Afghanistan. Al-Faath attuerà operazioni di guerriglia, azioni in diverse città, blocco di strade verso i centri militari, uso di ordigni esplosivi, assassinio di funzionari del governo, cattura di invasori stranieri e uso di attentatori suicidi».

Il comunicato raccomanda alle ditte straniere impegnate in lavori infrastrutturali di sospenderli e agli investitori esteri che appoggiano gli interessi degli americani di cessare la loro attività. E conclude chiedendo ”ai coraggiosi mujaheddin di fare attenzione alla vita e alla proprietà della gente e di fare ogni sforzo per proteggerli durante le operazioni”.

L’annuncio dell’offensiva di primavera, divenuto consueto negli ultimi tre anni, punta anche a bilanciare l’impatto delle operazioni preannunciate ormai con cadenza regolare dalle forze della Nato. Evidenti gli obiettivi mediatici e propagandistici dei talebani che puntano a mostrare ampie capacità di coordinamento e di azione militare asimmetrica (con le tattiche tipiche di guerriglia e terrorismo) ma al tempo stesso cercano di accreditarsi come vero esercito che rispetta la popolazione.

Ambizioni che sul campo di battaglia cozzano però con le ridotte capacità dei miliziani di effettuare azioni ad ampio respiro rese impossibili dal dominio dei cieli da parte delle forze alleate che dispongono anche di un maggiore volume di fuoco.

Per questo il comando militare alleato a Kabul considera probabile che al-Faath si sviluppi con un incremento delle spettacolari incursioni kamikaze a Kabul, Kandahar e negli altri principali centri abitati afghani mentre nelle province meridionali (soprattutto a Helmand ) e orientali potrebbe subire un’impennata l’impiego di ordigni improvvisati lungo le strade e le imboscate.

Un recente rapporto del Pentagono ha evidenziato negli ultimi sei mesi un aumento degli attacchi talebani del 90% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e un incremento degli attentati con ordigni improvvisati del 240 per cento. A Washington, nell’ultimo consiglio di guerra tenutosi alla Casa Bianca il 6 maggio, il generale Stanley McChrystal ha comunicato progressi “lenti ma costanti” ma ha previsto un prossimo aumento di violenti combattimenti con l’arrivo dell’ultima tranche di rinforzi statunitensi e alleati che tra giugno a ottobre verranno schierati in Afghanistan.

”Ci troveremo di fronte ad un aumento della violenza mentre le nostre forze si espanderanno nelle aree controllate dai talebani”, ha detto il generale in una conferenza stampa alla Casa Bianca. Un chiaro riferimento alla preannunciata offensiva alleata nell’area di Kandahar, provincia dove una parte del capoluogo e tre distretti ad alta produzione di oppio sono nelle mani degli insorti e dove stanno concentrandosi una decina di battaglioni americani, britannici e canadesi .

Secondo fonti militari alleate l’obiettivo strategico dei talebani è sopravvivere militarmente alla campagna estiva alleata, che sarà la più intensa in nove anni di guerra, contando sulla progressiva riduzione delle truppe Usa e alleate annunciato da Obama già dal prossimo anno e già confermato da alcuni dei 44 Paesi che compongono la coalizione, come la Danimarca che nel 2011 ridurrà il suo contingente di 750 militari schierati a Helmand.

Il ministro della Difesa afghano, il generale Abdul Rahim Wardak, chiede di aumentare il sostegno internazionale alle forze di sicurezza afghane in previsione della “transizione”, termine coniato dalla Nato per indicare il progressivo passaggio di responsabilità nel campo della sicurezza tra le truppe alleate e quelle afghane.

Indicazioni incoraggianti giungono invece dalla crescente ostilità dei cittadini nei confronti del talebani registrata in molti settori, anche nell’ovest posto sotto il comando italiano. Nell’area di Shindand, a sud di Herat, il 9 maggio si è combattuta una battaglia nella quale sono stati uccisi una decina di talebani scoppiata quando gli insorti sono stati contrastati dalla milizia cittadina del villaggio di Parmakan. Nel combattimento sono intervenute le forze speciali afghane affiancate dai consiglieri dei Berretti Verdi americani che hanno una base in quella zona.

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lgermini