Un vero e proprio tour de force, con la presenza di delegati di oltre 70 Paesi del mondo. A Kabul si fa il punto sulla situazione dell’Afghanistan dopo 9 anni di presenza militare e si tenta di impostare un futuro in cui il Paese possa andare avanti senza la presenza delle truppe Nato.
L’inizio, in una capitale blindata e militarizzata, non è stato dei migliori: poco prima dell’avvio dei lavori, infatti, almeno tre persone sono rimaste ferite da un proiettile di mortaio esploso in un rudimentale campo di calcio a nord della capitale afghana. Il generale della polizia, Abdul Hamid, ha detto che un gruppo di ragazzi era intento a ripulire il campo quando vi e’ stata l’esplosione. Tre giovani, feriti dallo scoppio, sono stati trasferiti in ospedale. Ieri sera, aggiunge la Pajhwok, quattro razzi sono caduti nella zona dell’aeroporto di Kabul (due per il ministero dell’Interno), causando alcuni feriti. Inoltre fonti giornalistiche hanno riferito di quattro esplosioni nella capitale ieri sera, non confermate pero’ da fonti ufficiali.
Oltre alle bombe non sono mancate le “consuete” minacce dei talebani. Secondo il portavoce degli insorti, Zabihullah Mujahid, la Conferenza di Kabul ”fallira’ come le altre che l’hanno preceduta” se sul suo tavolo non ci sara’ ”il problema della presenza delle forze straniere e la loro occupazione del paese”. Mujahid ha detto che ”ci sara’ un bel discutere di sviluppo e aiuti, ma se la questione delle forze militari straniere non sara’ risolta, i risultati dell’incontro saranno zero”. ”Abbiamo visto che” , ha concluso il portavoce talebano, ”il vorticoso giro di miliardi di questi anni non ha cambiato in nulla la vita dell’afghano qualunque ne’ e’ riuscito a far migliorare da parte degli stranieri la sicurezza militare perche’ l’aiuto internazionale finisce nelle tasche dei soliti noti”.
Il presidente afghano Hamid Karzai, aprendo i lavori, ha detto che il paese si prepara ”ad assumere le responsabilita’ della sua sicurezza all’orizzonte del 2014”. Karzai ha quindi chiesto alla comunita’ internazionale di ”appoggiare il nostro piano di reintegrazione e riconciliazione”. ”Noi vogliamo convincere – ha aggiunto – quegli oppositori che accetteranno di rispettare la Costituzione e romperanno i loro rapporti con Al Qaida ad unirsi a noi”.
Quindi ha preso la parola il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon secondo cui, ”con questa Conferenza ”abbiamo segnato l’autentico inizio della transizione” in Afghanistan. Rivolgendosi ai ministri e alla Conferenza di Kabul, il massimo responsabile del Palazzo di Vetro ha rivolto anche un appello agli afghani ”ad unirisi, a lavorare insieme, nel mutuo rispetto e per la sovranita’ del governo”. ”Avete sofferto molto – ha concluso – ed ora e’ il momento di costruire insieme un nuovo paese”.
Il Segretario di Stato americano Hillary Clinton ha detto che la data di luglio 2011 fissata dal presidente Barack Obama per l’avvio del ritiro delle truppe americane, ”e’ l’inizio di una nuova fase e non la fine del nostro impegno”. I progressi nella sicurezza in Afghanistan dipenderanno anche dalla verifica se i talebani accetteranno il piano di reintegrazione o meno, proposto dal presidente Hamid Karzai, ha detto poi il Segretario di Stato americano. Dopo aver riconosciuto progressi negli sforzi di pace fatti finora dal governo afghano, Clinton ha detto ai partecipanti alla Conferenza di Kabul che ”la reintegrazione dei talebani deve avvenire con la chiara condizione che essi accettino le leggi e la Costituzione” dell’Afghanistan.
Gli Stati Uniti, ha aggiunto la Clinton, apprezzano lo sforzo realizzato dal presidente Hamid Karzai per migliorare la governance in Afghanistan, ma ”molti sforzi devono essere ancora fatti per combattere la corruzione”. ”Non non ci saranno reali progressi economici – ha concluso il segretario di Stato -se il governo afghano non fara’ di tutto per organizzare una amministrazione statale e provinciale credibile”.