Il massiccio sforzo bellico degli Stati Uniti e della Nato in Afghanistan – incluse offensive dove si concentrano i talebani e uccisioni mirate dei loro leader – non è ancora riuscito nel corso dell’anno scorso a ridurre la forza numerica degli insorti, secondo dichiarazioni rilasciate al New York Times da ufficiali militari e da diplomatici.
Un funzionario della Nato ha detto questa settimana che secondo le stime correnti i talebani combattenti sono attualmente 25 mila. Ma si tratta dello stesso numero rilevato un anno fa, prima dell’arrivo di altri 40 mila soldati tra militari Usa e delle forze internazionali, e parimenti prima che le truppe alleate lanciassero una vasta campagna per ripristinare il controllo del governo afghano nella provincia di Helmand e nella città di Kandahar, nel sud del Paese.
Americani ed alleati dell’Isaf (International Security Assistance Force) hanno sempre mantenuto segreto il numero dei nemici dall’inizio della guerra nove anni fa. Ma stime effettuate da esperti non militari hanno fatto sapere che i talebani combattenti erano 500 nel 1993 e sono adesso, appunto, 25 mila. ”Si tratta certo di stime approssimative – ha dichiarato un funzionario della Nato – perchè gli insorti non si mettono in fila per farsi contare”.
Contro i talebani combattono 140 mila soldati dell’Isaf – due terzi dei quali americani – e oltre 200 mila militari del governo di Kabul. Questi numeri attribuiscono agli alleati un vantaggio di 12 a 1, uno dei più alti delle moderne guerriglie. All’apice della guerra in vietnam il vantaggio degli Usa e dei loro alleati rispetto ai nemici comunisti era di 4-5 a 1.
Dal suo ingresso alla Casa Bianca due anni fa, il presidente Barack Obama ha raddoppiato le truppe Usa in Afghanistan, sperando di infliggere gravi perdite ai talebani prima dell’inizio del ritiro dei soldati americani previsto quest’anno. Ne è risultato un forte aumento dell’intensità dei combattimenti, che hanno causato aumenti record delle vittime militari e civili.
Nonostante la capacità dei talebani di rimpiazzare i loro caduti, alti ufficiali americani e della Nato insistono nel dire che stanno compiendo importanti progressi in tutto l’Afghanistan. Dicono che centinaia di insorti sono stati uccisi e che altri sono stati costretti ad abbandonare le loro postazioni nel sud e nell’est del Paese.
Che siano stati fatti progressi lo sostiene anche il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen, secondo il quale ”la nostra strategia è valida e abbiamo sul terreno le risorse necessarie per raggiungere i nostri obiettivi”.