”Mission Impossible” di agente infiltrato tra i terroristi di Al Qaeda

WASHINGTON, STATI UNITI .- ”Mission Impossible” contro i terroristi nella vita reale. Il kamikaze che con una bomba si preparava a far saltare in aria un aereo di linea diretto negli Stati Uniti per ”vendicare Osama bin Laden” non era un terrorista di al Qaeda, bensi’ un infiltrato al servizio della Cia e dei servizi sauditi e yemeniti, che ha portato a termine sotto copertura una una delle piu’ spettacolari operazioni di intelligence degli ultimi anni, degna dei migliori thriller di Hollywood.

Lo hanno rivelato fonti americane e straniere, secondo cui l’agente, di cui ovviamente non sono stati rivelati nome e nazionalita’, e’ rimasto per settimane nel cuore del piu’ pericoloso ramo di al Qaeda, quello della Penisola Arabica, e ha ottenuto la fiducia necessaria per farsi affidare un sofisticato ordigno esplosivo che, senza parti in metallo, sarebbe potuto passare attraverso i metal detector di molti aeroporti. Tuttavia, una volta entratone in possesso, l’infiltrato e’ riuscito a dileguarsi, a lasciare in segreto lo Yemen e a consegnare l’ordigno all’Fbi, che ora lo sta esaminando con la massima cura nella sua base di Quantico, oltre ad una gran quantita’ di altre preziose informazioni.

”Non è un impresa da poco per un agente riuscire a spacciarsi per un terrorista di Al Qaeda nel bel mezzo dei terroristi, mentre in realtà stava lavorando per gli Stati Uniti e altri servizi di intelligence”, ha dichiarato Richard Clarke, un consulente di ABC News che è stato consigliere presidenziale sull’anti-terrorismo alla Casa Bianca.

Si tratta di una bomba del tutto simile, anche se piu’ sofisticata, a quella che il 25 dicembre 2009 il nigeriano Farouk Abdulmutallab, addestrato nello Yemen, tentò di far esplodere su un aereo diretto a Detroit, con 290 persone a bordo. Abdulmutallab aveva l’ordigno nascosto nelle mutande e sali sull’aereo senza essere individuato, ma l’attentato fallì a causa di un difetto dell’innesco. Era una bomba che aveva ‘la firma’ di Ibrahim al Asiri, uno dei terroristi piu’ ricercati dalla Cia, che era probabilmente l’obiettivo primario dell’operazione condotta in questi giorni, a cui pero’ apparentemente l’agente infiltrato non e’ mai riuscito ad avvicinarsi.

Al Asiri, oltre ad aver ideato l’attentato di Natale del 2009 è stato anche l’artefice dell’attentato suicida condotto da suo fratello Abdullah, che con un ordigno nascosto nell’ano riuscì ad arrivare davanti al capo dell’antiterrorismo saudita, che però nell’esplosione rimase solo ferito. E ancora, riuscirono a superare diversi controlli anche le stampanti-bomba che Asiri aveva spedito nell’ottobre del 2010 per posta aerea, affinchè esplodessero a bordo di aerei in volo sulla costa Est degli Usa.

Anche se non e’ riuscito a localizzarlo, l’agente segreto, secondo quanto e’ stato ora rivelato, e’ pero’ in qualche modo riuscito ad individuare un altro esponente di al Qaeda nella ‘top list’ Usa: Fahd Quso, uno dei dieci terroristi più ricercati al mondo dall’Fbi, che aveva posto sulla sua testa una taglia da cinque milioni di dollari, considerandolo responsabile tra l’altro dell’attacco compiuto da al Qaeda contro il cacciatorpediniere USS Cole nell’ottobre 2000 nel porto yemenita di Aden, in cui rimasero uccisi 17 marinai Usa. La settimana scorsa, Quso e’ stato ucciso in una remota regione dello Yemen, con un razzo lanciato da un drone della Cia.

Dopo la diffusione della notizia sullo sventato attentato, le fonti ufficiali americane avevano mantenuto un insolito riserbo sui particolari dell’operazione. Ad esempio non avevano voluto rivelare chi il presunto mancato attentatore suicida. Ora e’ chiaro perche’. ”Non rappresenta più un pericolo”, si è limitato a dire Peter King, presidente della commissione parlamentare sui servizi segreti. King ha pero’ anche detto che l’operazione condotta in questi giorni rappresenta un’importante “vittoria”, e allo stesso tempo dimostra “che questa guerra non finirà in Afghanistan” e che “al Qaeda, come una metastasi, continua a trasformarsi e continua a cercare nuovi modi per colpirci”.

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lgermini