Ambiente: domani marcia indios Bolivia, no autostrada

LA PAZ, 14 AGO – Evo Morales, il primo presidente indigeno a guidare la Bolivia, sta affrontando uno dei momenti piu' difficili del suo mandato: migliaia di 'indios' di diverse etnie hanno convocato una marcia di 600 chilometri che partira' domani dalla citta' amazzonica di Trinidad e raggiungera' la capitale La Paz.

Il lungo cammino dei popoli nativi ha un obiettivo preciso: difendere il 'Parque Nacional Isiboro Secure', territorio ancestrale, tra il dipartimento del Beni e quello di Cochabamba, in cui vivono circa 50.000 persone.

La maggior riserva ecologica del Paese e' infatti minacciata dalla costruzione di un tratto di autostrada voluto dal governo: oltre 300 km di cemento che attraverseranno il Parque, spaccando in due questo settore dell'Amazzonia boliviana.

Il progetto richiede la deforestazione di circa mezzo milione di alberi e finira' pertanto per distruggere, affermano le organizzazioni ambientaliste, uno degli ultimi paradisi di flora e fauna dell'America latina, dove ancora i popoli nativi vivono rispettando l'ecosistema e conservando le loro tradizioni. Il governo ha pero' gia' cominciato i lavori che saranno finanziati anche dal Brasile.

Morales ha lanciato un ultimatum affermando che se la marcia si fara', abbandonera' ogni dialogo con i popoli nativi.''Questa manifestazione si fara', senza se e senza ma'', ha risposto Pedro Nuni, leader aborigeno e deputato nazionale del Movimento al socialismo (Mas), lo stesso partito di Morales. Un momento delicato dunque che potrebbe creare anche una spaccatura politica all'interno del Mas.

Morales, che rientrera' proprio domani da una visita in Cina, per adesso cerca di placare gli animi, garantendo il rispetto della Costituzione boliviana, che riconosce, tra le altre cose, l'esistenza dei popoli originari e il loro dominio ancestrale sui territori che abitano.

Il governo si e' inoltre impegnato a rispettare una convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro concernente i popoli indigeni e tribali, nella quale si sottolinea che ''i governi debbono consultare i popoli interessati, ogni volta in cui si prendono misure legislative o amministrative che li possano riguardare''.

Tentativi di dialogo o no, per adesso i popoli nativi non retrocedono di un passo. E cosi' domani marceranno dall' Amazzonia fino a La Paz. In un giorno tra l'altro importante per la loro storia: il 15 agosto del 1990, infatti, i popoli nativi di queste terre manifestavano per chiedere ''dignita' e terre''. Quasi vent'anni dopo hanno ottenuto questi diritti, grazie alla Costituzione, voluta da Morales.

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Lorenzo Briotti