BUENOS AIRES, 22 GIU – Il dado e' tratto. Dopo un lungo tergiversare, che ha tenuto col fiato sospeso ministri, simpatizzati e oppositori, la presidente Cristina Fernandez de Kirchner ha annunciato ieri che intende ricandidarsi alle elezioni del prossimo 28 ottobre.
''Mi sottoporro' una volta di piu' alla volonta' popolare'', ha precisato nel discorso, specificando inoltre: ''Come posso mollare e non andare avanti''. In effetti, i tanti gossip sulla possibilita' che la presidente finisse per annunciare ''il gran rifiuto'', giravano per lo piu' sulla sua mai nascosta tristezza per l'improvvisa morte del marito e predecessore Nestor Kirchner, il 27 ottobre scorso: tant'e' che, da allora, si veste ancora a lutto.
''La sua candidatura era gia' scritta a partire dal decesso di Nestor'', assicura il filosofo Ricardo Foster. La deputata Elisa Carrio, candidata alle presidenziali per un partito di centro-destra, l'ha invece sfidata: ''Non puo' continuare a fare proseliti con la vedovanza. Lasci il lutto e dibatta i gravi problemi del Paese''.
Piu' che l'effetto 'vedova', e' pero' un'Argentina il cui Pil cresce all'8/9% annuo – frutto soprattutto dell'enorme export di soia alla Cina -, che consente a Cristina Fernandez di essere in testa ai sondaggi con oltre il 40/45% dei voti. Mentre il piu' votato degli avversari, candidatisi come leader di disparate coalizioni, non va piu' in la' di un 15%.
''Biancaneve e i sette nanetti'', celia il settimanale 'Debate', presumendo come tutti, che possa vincere gia' al primo turno: in pratica il 'kirchnerismo', un peronismo progressista, oggi' gia' denominato 'cristinismo', resterebbe al potere per 12 anni consecutivi: fatto senza precedenti nei periodi democratici della storia argentina.