NEW YORK, STATI UNITI – Le istituzioni finanziarie americane chiedono aiuto alla Casa Bianca perchè hacker al servizio dell’Iran stanno intensificando una campagna di attacchi nel cyberspazio contro le maggiori banche degli Stati Uniti, ed e’ necessario intervenire per rintuzzarli e per mettere in atto rappresaglie, come starebbe considerando l’amministrazione Obama.
Molte aziende finanziarie hanno investito milioni di dollari per arginare e contrastare attacchi del genere, ma non ci si puo’ aspettare che possano respingere un’offensiva che arriva da un governo straniero, hanno affermato fonti bancarie citate dal Wall Street Journal, secondo cui funzionari della difesa hanno confermato che dietro l’assalto c’e’ il governo iraniano.
A rivolgersi alle autorita’, secondo la stessa fonte, sono state in particolare diverse banche, tra cui la Pnc Financial Services Group, la Sun Trust Banks, e la BB&T corp. La richiesta di aiuto, sottolinea il WSJ, e’ particolarmente significativa se si considera che la comunita’ finanziaria da sempre cerca di tenere a distanza le autorita’ governative. ”Il settore finanziario ha storicamente avuto un approccio alla sicurezza sofisticato e organizzato”, ha affermato Kiersten Todt Coon, presidente della Liberty Group Ventures, una azienda per la gestione dei rischi, e ”il fatto che ora si rivolga al governo mostra la gravita’ della minaccia”.
La campagna di cyber-attacchi va avanti sin dall’inizio dello scorso anno e dopo aver preso di mira banche e istituzioni finanziarie americane, si e’ concentrata contro aziende del settore dell’energia nel Golfo Persico, per poi tornare ad avere nel mirino Wall Street. A settembre sono stati segnalati raid ai danni di Bank of America Corp, JPMorgan Chase & Co e Citigroup.
Per diverso tempo gli Usa hanno considerato l’Iran come potenza di secondo piano nel cyberspazio. Di recente Teheran ha pero’ investito almeno un miliardo di dollari nel settore, per contenere gli attacchi informatici che arrivano alle sue strutture nucleari e per contrattaccare. E a Washington l’allarme e’ alto.
Lo scorso autunno il segretario alla Difesa Leon Panetta ha ammonito che gli Usa sono di fronte alla possibilita’ di subire una ‘cyber Pearl Harbor’ poiche’ i sistemi informatici di network finanziari o di impianti di produzione dell’energia o di gestione dei trasposti sono sempre piu’ vulnerabili a possibili attacchi simultanei da parte di hacker stranieri o di ”una nazione ostile”.
A loro volta gli Usa hanno avviato sin dai tempi dell’ amministrazione di George W. Bush un programma segreto per ‘infiltrare’ i computer che gestiscono i principali impianti iraniani per l’arricchimento dell’uranio. ‘Infettando’ quei sistemi computerizzati, con un virus dal nome Stuxnet e altri, il programma nucleare iraniano, secondo fonti anonime dell’ amministrazione Obama, e’ stato ritardato di un paio d’anni.
La rappresaglia iraniana sembra ora concentrarsi sulle banche, anche se Teheran nega ”categoricamente” qualsiasi responsabilita’. ”Sono illazioni maligne – ha detto l’ambasciatore iraniano all’Onu Alireza Miryousefi – per demonizzare l’Iran e fornire una scusa per ulteriori azioni punitive”.