Papa Benedetto XVI nel suo primo Angelus domenicale del 2010, avverte che il futuro sarebbe nelle mani di Dio, non in quelle di maghi o di economisti: «I problemi non mancano, nella Chiesa e nel mondo, come pure nella vita quotidiana delle famiglie. Ma, grazie a Dio, la nostra speranza non fa conto su improbabili pronostici e nemmeno sulle previsioni economiche, pur importanti».
«La nostra speranza è in Dio, non nel senso di una generica religiosità, o di un fatalismo ammantato di fede. Noi confidiamo nel Dio che in Gesù Cristo ha rivelato in modo compiuto e definitivo la sua volontà di stare con l’uomo, di condividere la sua storia, per guidarci tutti al suo regno di amore e di vita. E questa grande speranza anima e talvolta corregge le nostre speranze umane».
Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti condivide il pensiero del Papa: «Il nostro futuro non è un destino fisso, un progresso o un declino inevitabile: il nostro futuro dipende da noi, dalla nostra libertà, responsabilità, dalla nostra saggezza, dalla nostra speranza. Io per esempio per questo tempo che stiamo vivendo, ho molta fiducia nella saggezza degli italiani, dei lavoratori, degli imprenditori. È per questa ragione che ho speranza».
«Il futuro degli uomini – ha aggiunto Tremonti – non è né un oroscopo né un software né un palinsesto né un programma di computer. È superstizione voler prevedere il futuro delle cose umane, della politica, dell’economia perché questo dipende dall’uomo. Volerlo sapere a prescindere dall’uomo è arroganza. L’arroganza di una conoscenza che si crede illimitata ma che illimitata non è».
D’accordo col papa si schiera anche l’economista Giacomo Vaciago: «Le parole del papa? Sono pienamente condivisibili, il 2010 è l’inizio di una era. Questo è il momento di ripartire, di rimboccarsi le maniche. Soprattutto per un Paese come il nostro». «Se ci si limita a prevedere il futuro, – continua Vaciago – per esempio quanta crescita del Pil avremo nei prossimi anni in un determinato Paese, allora non c’è dubbio che siamo di fronte ad un approccio sbagliato che non ha fatto tesotro di quanto lasciato alle nostre spalle».
Anche il filosofo e sindaco di Venezia Massimo Cacciari commenta le parole del Pontefice: «Non sono credente, ma sono giunto alle stesse conclusioni: speriamo in Dio. Preghiamo tutti quanti, la fede aiuta. Chi ci crede si rafforza. E agli altri, comunque, non fa danno».
«Il contra astrologos è un tema ricorrente della teologia cristiana, sin dalle origini. Niente di nuovo». Secondo Cacciari però il Papa fa bene ad avvertire i fedeli che è un errore basarsi sulle previsioni degli economisti: «(Gli economisti) non ne azzeccano una da tempo. il disincanto degli economisti è oramai senso comune». «Ad impedire un’analisi corretta e una previsione del futuro – continua Cacciari – c’è soprattutto la mancanza di dati di base certi. molte cifre che circolano sono probabilmente fasulle…».