Birmania, scontri dopo le elezioni farsa: oltre diecimila rifugiati in Thailandia

Tra i 10 e i 12 mila birmani si sono rifugiati oggi, 8 novembre, in Thailandia, per sfuggire agli scontri tra una fazione di ribelli di etnia Karen e l’esercito birmano nella città di Myawaddy scoppiati dopo le elezioni farsa di ieri, 7 novembre. Lo hanno riferito fonti ufficiali della provincia di Mae Sot, dove sono affluite le persone in fuga.

Dalla città thailandese si possono vedere colonne di fumo nero alzarsi da Myawaddy; un portavoce dei ribelli, appartenenti al “Democratic Karen Buddhist Army” (Dkba), ha riferito di edifici governativi dati alle fiamme.

Il figlio di Aung San Suu Kyi. Oltre ai brogli, alla censura su internet, e agli scontri di oggi, l’ambasciata birmana in Thailandia ha negato un visto a Kim Aris, il secondogenito di Aung San Suu Kyi, che era arrivato la settimana scorsa a Bangkok nel tentativo di entrare in Birmania e visitare la madre.

In passato, richieste simili da parte di Aris erano già state respinte. Aung San Suu Kyi, che non vede il figlio dal 2000, dovrebbe a rigor di legge essere liberata questo sabato dagli arresti domiciliari a cui è stata costretta ininterrottamente dal 2003. Il regime birmano,  pur lasciando intendere che il premio Nobel per la Pace sarebbe stata liberata dopo le elezioni tenutesi ieri, non ha però ancora specificato una data.

La condanna di Obama. Il presidente Barack Obama ha detto oggi a New Delhi che ”è inaccettabile rubare una elezione” come il regime della Birmania ha fatto di nuovo davanti agli occhi del mondo.

”Quando pacifici movimenti democratici sono soppressi, come in Birmania, non è possibile per le democratizie del mondo restare in silenzio”, ha detto Obama.

”E’ inaccettabile abbattere a colpi d’arma da fuoco manifestanti pacifici e incarcerare prigionieri politici decade dopo decade – ha detto Obama – è inaccettabile tenere le aspirazioni di un intero popolo ostaggio dell’avidità e della paranoia di un regime che ha fatto bancarotta”.

I risultati del voto. Intanto nella capitale Yangon il principale partito di opposizione avrebbe preso più voti del previsto alle elezioni. La Forza democratica nazionale, costola della Lega nazionale per la democrazia che fa riferimento ad Aung San Suu Kyi, potrebbe infatti vincere 18 dei 37 seggi in palio per la camera bassa birmana.

In ogni caso la giunta birmana ha decretato lo stato d’emergenza di novanta giorni dopo le elezioni: per questo periodo saranno vietati gli assembramenti politici e i militari non potranno lasciare l’esercito.

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Maria Elena Perrero