C’è una sola spiegazione: gli americani sono comunisti. Ambasciatori e diplomatici in Italia del governo statunitense comunicano infatti da anni a Washington, alla Casa Bianca, al presidente, anzi ai presidenti, prima Bush e poi Obama che Silvio Berlusconi è “inefficace come leader europeo moderno. Prima lo aveva sostenuto solo la testata giornalistica notoriamente “rossa” chiamata Economist, non a caso diffusa e letta soprattutto negli ambienti imprenditoriali e finanziari dell’Europa occidentale e del mondo anglosassone. Dicono ancora gli americani, quelli al governo, non quelli per strada a New York, che Berlusconi è “incapace e vanitoso” e che organizza “feste selvagge”. Sostengono gli americani che Berlusconi sia il “portavoce di Putin” e il loro segretario di Stato, la Clinton, chiede di indagare se non ci siano “investimenti personali” del premier italiani come corredo e “olio” agli affari di Stato tra Italia e Russia. Sono gli argomenti, le accuse, i giudizi, i dubbi avanzati, mossi, lanciati e nutriti in Italia da anni, ben prima della “rivelazione” di Wikileaks. Sempre e da anni il premier, il governo, la maggioranza li hanno respinti bollandoli come “spazzatura” rimestata dai “comunisti”. Quindi c’è una sola spiegazione: gli americani sono comunisti e il Dipartimento di Stato è un Soviet.
In realtà non c’è nessuna “rivelazione”. Quel che oggi si sa si sapeva già prima e in abbondanza. Quel che c’è di nuovo è il “timbro Usa”, il timbro americano allo “sputtanamento” a suo tempo denunciato da Berlusconi ai suoi danni ad opera dei “comunisti”. Il fenomeno è quello del “il re è nudo”. Il re era nudo anche prima e comunque passeggiava in pubblico tra una folla che la “nudità” aveva sotto gli occhi ma non la vedeva perché vederla era incauto, improprio, imprudente. Fino a che un bambino non gridò appunto “il re è nudo”. Allora tutti videro la nudità che già c’era. Gli americani, il governo americano sono quel bambino.
Il fenomeno del “il re è nudo” non riguarda solo l’Italia e Berlusconi. Forse che non si sapeva che Arabia Saudita e altri paesi arabi erano favorevoli a un intervento americano in Iran, prima che l’Iran si doti dell’arma nucleare? Lo si poteva leggere da anni sui giornali di tutto il mondo. Forse che non si sapeva che Israele e Washington hanno più volte discusso e confrontato i piani per un attacco contro le installazioni nucleari di Teheran? Quei piani sono stati perfino pubblicati, perfino sulla carta stampata, senza attendere la “rivelazione” via web. Forse non si sapeva che l’Europa diffida della Turchia di Erdogan e che ha rallentato fino a stopparlo l’ingresso di Ankara nell’Unione europea individuando una deriva islamista di quel governo? Un titolo così è stato stampato cento volte, ma era un titolo che induceva l’occasionale lettore allo “sfoglio” e a passare ad altra pagina. Non si sapeva che americani e giapponesi e sudcoreani si domandano cosa accadrebbe in caso di collasso interno della Corea del Nord? E che il problema era la reazione cinese? Era noto, ovvio, pacifico che così fosse. E quante migliaia di volte si è letto che Putin è “un maschio alfa” e che il potere politico in Russia sconfina nel potere mafioso e viceversa? Migliaia, decine di migliaia di volte.
Non c’era mistero e non c’è stato mistero svelato. Sui suoi rapporti con la Russia e con Putin era stato Berlusconi nel corso degli anni a dire: “Sono l’avvocato di Putin”, e c’era la guerra cecena. Era stato Berlusconi a dire che il bielorusso Lukashenko era un “campione di democrazia” perché nelle “elezioni” in quel paese il suo consenso si era avvicinato al cento per cento. Era stato Berlusconi a dire che Putin e Medvedev sono “un dono della provvidenza per i russi”. Era un segreto, un mistero da svelare la relazione particolare tra Berlusconi e Putin? Ora di nuovo c’è il “timbro”.
Timbro che pone un problema agli americani, al governo degli Usa. I messaggi dei suoi diplomatici sparsi per il mondo sono come sms inviati ad un “telefonino”. Telefonino che è a Washington. Non sono sms scandalosi e neanche tanto segreti. Infatti tra tutti i file oggi “scoperti” non ce n’è uno classificato top secret. La metà sono “confidential”, l’altra metà “secret”. Non è roba segreta, ma è roba imbarazzante. Il problema degli Usa è che tutti hanno potuto leggere quegli sms, il “telefonino” non è stato custodito. Il governo americano è come uno di noi che ha fatto leggere tutti gli sms che gli arrivano a tutti. Ne va della sua affidabilità, gli si possono ancora inviare sms? Se venissero resi noti gli “sms” che i diplomatici russi, tedeschi, francesi, cinesi, italiani inviano ai rispettivi governi di certo si leggerebbero cose altrattanto imbarazzanti che Mosca, Berlino, Parigi, Pechino o Roma pensano del resto del mondo. Il problema non è che qualcuno si è “offeso”, il problema è che Washington custodisce male i suoi pensieri.
Problema americano che rimanda ad altro problema americano: chi li ha dati quei file a Wikileaks? Si può credere alla versione di Assange eroe solitario, ma due milioni e passa di documenti non si raccolgono con una colletta di indiscrezioni né con un volontariato di base. Qual è la fonte? Wilileaks ed Assange, gli eroi della trasparenza, dovrebbero dirlo. Se non lo dicono, legittima è l’ipotesi che siano stati una “buca delle lettere”. Lettera imbucata da mani politiche americane cui conveniva farlo. Problemi americani che comunque rimandano ad una colossale virtù americana: nessuno negli Usa si è neanche sognato di bloccare la pubblicazione. Lì la libertà di stampa e informazione è davvero un diritto, un dovere e un potere che il potere politico neanche concepisce di attaccare o limitare. Immaginate nella Russia di Putin. E, senza immaginare, riandate a pochi giorni fa quando Berlusconi ha detto che la stampa italiana è “indegna, criminale e abietta” perché pubblica critiche e foto sul dopo terremoto a L’Aquila e sui rifiuti in Campania.
Problemi e virtù americane. In Italia resta il “timbro Usa” sul bunga-bunga e sull’idea che Berlusconi ha degli affari pubblici e privati. L’ultimo esempio di questa “idea” lo ha fornito Berlusconi stesso con l’argomento per cui “E’ suicida colpire Finmeccanica perché Finmeccanica è grande impresa che ha appena firmato un contratto da miliardi di euro con la Russia”. Se sei grande e fai grandi affari non devi essere disturbato. Timbro americano sulle feste selvagge, sul modo e sulla sostanza degli affari con Putin e Gheddafi (ironia della sorte o inderogabile agenda d’affari Berlusconi è di nuovo a Tripoli e poi prosegue per Mosca). Questo premier con il “timbro” tra due settimane sarà in Parlamento a chiedere la fiducia. Per il suo governo, per la sua parte politica, per se stesso. All’Italia, dopo il “timbro”, resta la domanda: si può avere fiducia in questo governo, avere fiducia nel centro destra, nell’alleanza Lega-Pdl, nello stesso Pdl. Ma fiducia “nell’uomo con il timbro” anche questa si può avere, anche dopo il timbro?