Con un’azione spettacolare un commando di guerriglieri ha preso d’assalto la mattina del 19 ottobre il parlamento ceceno a Grozny poco prima dell’inizio dei lavori dell’assemblea.
n uno scontro a fuoco sono morti due poliziotti e un civile. Tutti i ribelli, tra cui un kamikaze secondo fonti ufficiali (due secondo altre fonti), sono poi rimasti uccisi in un’operazione lampo delle forze di sicurezza.
Non è ancora chiaro quanti uomini abbiano preso parte all’assalto, almeno tre secondo fonti ufficiali, e ”sono stati tutti uccisi” mentre i deputati ”sono tutti sani e salvi” ha dichiarato il presidente ceceno Ramzan Kadyrov alla guida del blitz per liberare il palazzo, che è stato sgomberato ”nel giro di 15-20 minuti” ha affermato ancora Kadyrov.
Un intervento muscolare quello del presidente che, ancora in mimetica, ha poi assistito alla seduta del parlamento ripresa regolarmente, come da programma. Ma che non dissipa l’inquietudine per un episodio che mette in dubbio la pace brandita da Mosca – e affidata al ‘controllo’ del territorio proprio da parte di Kadyrov – evidentemente non ancora raggiunta.
L’attacco ha infatti anche un valore altamente simbolico, sferrato proprio nel giorno in cui nella capitale della repubblica caucasica era in visita il ministro dell’Interno russo, Rashid Nurgaliyev. Ed è il secondo di questa entità nel giro di pochi mesi.
Lo scorso 29 agosto un commando di una trentina di ribelli aveva compiuto un’incursione proprio nel villaggio natale Kadyrov, a Tsentoroi, quasi a lanciare una vera e propria sfida al cuore del feudo di Ramzan. In quel blitz, per contrastare l’attacco, morirono 12 guerriglieri e cinque ufficiali di polizia.
Così oggi, 19 ottobre, con l’assalto al parlamento, si è nuovamente profanato il ‘territorio’ di Kadyrov, e con una certa facilità visto che il veicolo con a bordo il commando è riuscito ad introdursi nel comprensorio accodandosi all’ingresso delle auto dei deputati giunti per prendere parte alla sessione odierna dell’assemblea.
Stando a una delle ricostruzioni delle forze di sicurezza cecene, i ribelli armati avrebbero poi sferrato l’attacco al grido di ‘Allah Akbar’. Fonti ufficiali parlano di un kamikaze che si è fatto esplodere all’esterno dell’edificio, mentre non hanno avuto conferma le prime informazioni sulla presa di alcuni ostaggi all’interno del parlamento.
Alcuni dei deputati presenti hanno raccontato di essersi rifugiati al secondo piano in attesa della fine delle operazioni, di aver sentito spari provenire dall’esterno e temuto di venire presi ostaggio dei terroristi. Ma le autorità minimizzano: un ”attacco fallito”, ha dichiarato il ministro dell’Interno russo, Nurgaliyev.
uesta mattina intorno alle 8.45 (le 6.45 in Italia) guerriglieri hanno tentato di introdursi nell’edificio che ospita il parlamento – ha detto – Il tentativo è fallito, come al solito”. In serata Kadyrov ha rassicurato che tutti i danni verranno riparati in pochi giorni, ha detto che le persone in ospedale sono solo un paio mentre gli altri hanno ricevuto assistenza solo per qualche graffio o perché in stato di shock e ha garantito la massima assistenza alle famiglie delle vittime.
Per queste ultime il premier Vladimir Putin ha già annunciato aiuti economici per un milione di rubli (circa 24.000 euro) ciascuna. Ma la paura resta. Si alimenta soprattutto il timore di un ritorno alla violenza degli anni più bui.