I conflitti, più o meno freddi, fra le due Coree non sono mai cessati dall’armistizio del 1953, che ha posto fine alla guerra fra Pyongyang e Seul. Un trattato di pace non è mai stato firmato, e i due Stati sono formalmente ancora in guerra.
ANNI ’50 – Il Nord infiltra agenti nel Sud per raccogliere informazioni e creare cellule rivoluzionarie.
ANNI ’60 – Pyongyang comincia a infiltrare commando che compiono raid, mentre gli scontri di confine finiscono spesso con scambi di colpi di artiglieria. Nel 1968 si contano ben 600 infiltrazioni dal nord. Un commando di 31 nordcoreani arriva a 500 metri dalla residenza del presidente sudcoreano e viene fermato con una battaglia che lascia sul terreno 28 militari del Nord e 37 del Sud. Lo stesso anno 120 militari di Pyongyang si infiltrano in due province marittime per scatenare la guerriglia, ma vengono neutralizzati.
ANNI ’70 – Pyongyang cerca a più riprese di uccidere il presidente sudcoreano e altri alti ufficiali. Nel novembre 1970 un agente del Nord viene ucciso mentre cerca di installare una bomba nel Cimitero nazionale di Seul, destinata a eliminare il presidente Park Chung Hee. Nel ’74 un nordcoreano residente in Giappone cerca di nuovo di uccidere Park a Seul: non ci riesce, ma uccide la moglie del capo di Stato. Continuano le infiltrazioni di commando del Nord, che vengono però regolarmente neutralizzati dalle truppe di Seul.
ANNI ’80 – Il Nord rinuncia ai commando e punta sugli agenti segreti. Nell’ottobre dell’83 tre 007 di Pyongyang tentano di uccidere con una bomba il presidente sudcoreano Chun Doo Hwan in visita a Rangoon, in Birmania. Il presidente resta illeso, ma muoiono 18 persone del suo seguito, fra le quali quattro ministri. Nel novembre dell’87 l’incidente più grave: scoppia una bomba su un jet di linea della Korean Air proveniente dal Medio Oriente. Muoiono 135 persone. Vengono arrestati due agenti di Pyongyang: uno si suicida, l’altro, una donna, confessa di essere stata mandata dal suo governo per danneggiare lo sforzo di Seul per le Olimpiadi.
GIUGNO 1999 – Scontro fra navi del Nord e del Sud nel Mar Giallo sulla Northern Limit Line, il confine marittimo armistiziale, non riconosciuto da Pyongyang. Viene affondata una nave del Nord e muoiono fra i 17 e gli 80 marinai.
GIUGNO 2002 – Nuovo scontro navale sul confine marittimo: muoiono 4 o 6 marinai del Sud, forse 13 del Nord.
NOVEMBRE 2009 – Due vedette, una del Nord e una del Sud, si sparano sul confine. Muoiono alcuni marinai del Nord e le navi rimangono danneggiate.
GENNAIO 2010 – Le truppe del Nord sparano colpi di artiglieria sul confine marittimo, in due bracci di mare rivendicati da Pyongyang, ufficialmente per una esercitazione. Il Sud risponde a cannonate, da una base su un’isola. Non ci sono feriti.
MARZO-MAGGIO 2010 – Il 26 marzo, sul confine marittimo la corvetta del Sud Cheonan affonda per una misteriosa esplosione. Muoiono 46 marinai. Si parla di un siluro sparato da un sommergibile del nord. Dopo due mesi di indagine da parte di una commissione, con la consulenza di americani e inglesi, emerge chiara la responsabilità di Pyongyang: vengono recuperati pezzi di un siluro del Nord. Seul chiede nuove sanzioni dell’Onu contro il regime comunista, mentre il presidente americano Barack Obama tuona contro Pyongyang e ordina alle forze armate Usa di coordinarsi con quelle di Seul per “impedire future aggressioni”. Il 25 maggio il leader nordcoreano Kim Jong-il ordina ai suoi militari di mettersi sul piede di guerra e il regime annuncia che romperà tutti i rapporti con la Corea del Sud.