ROMA – Datagate: dai servizi segreti si ribadisce che nessun accordo è intercorso con gli 007 britannici in merito ad attività di intercettazione di comunicazioni transitanti sui cavi sottomarini in Sicilia, come ha dichiarato il giornalista Glenn Greenwald del Guardian, depositario di tutte le carte della talpa americana Edward Snowden. Smentiscono accordi con le autorità americane anche l’ex presidente Telecom Gian Mario Rossignolo mentre rivela come nel ’98 (epoca Prodi, con cui parlò)ci furono degli abboccamenti dei servizi americani (confermati dall’ex dg Vito Gamberale) sempre per avere accesso agli snodi siciliani dei cavi sottomarini (il primo è il SeaMeWe3, con “terminale” a Mazara del Vallo. Il secondo è il SeaMeWe4, con uno snodo a Palermo).
Claudio Gatti, sul Sole 24 Ore, si concentra su quegli snodi, quelli cui fa riferimento Greenwald intervistato dall’Espresso. Da qui passa il 100% delle telecomunicazioni dal Medio Oriente, l’area più calda e strategica del pianeta. Massimo D’Alema, presidente del Consiglio dopo Prodi (e su cui Rossignolo non può dare rassicurazioni) nega che il governo italiano abbia “mai autorizzato gli americani a intercettare nostri concittadini”.
Di più non può dire, perché sono informazioni coperte dal segreto di Stato. Claudio Gatti osserva “che nessun governo concederebbe mai una cosa del genere. Il punto è capire se i nodi di telecomunicazioni siciliani siano stati “aperti” agli americani o agli inglesi”. In questo senso, Gatti cita una fonte legata al mondo delle telecomunicazioni e dell’intelligence italiana che aveva detto al Sole 24 Ore come l’accesso richiesto dai servizi americani all’epoca di Rossignolo e Gamberale, “fu concesso tra il 1999 e il 2001, probabilmente nell’era di Colaninno“, senza che però sia mai emersa una prova documentale.
Conferme, diciamo così indiziarie, arriverebbero dal grado di intimità fra servizi americani e italiani. Una “disclosure”, un’apertura sarebbe stata possibile per la delicata e strategica importanza del nodo siciliano dei cavi e per la bontà dei rapporti.
Nel settore dell’intelligence contano solo due cose, le capacità e i rapporti. E di solito sono le capacità a favorire i rapporti. Il rapporto che conta più di qualsiasi altro è quello con la massima potenza mondiale, gli Stati Uniti. Nessuno può ambire a scalzare la Gran Bretagna e gli altri tre paesi anglofoni – Canada, Australia e Nuova Zelanda – che costituiscono il primo cerchio di amici degli Stati Uniti nel campo della cosiddetta SigInt, l’intelligence delle telecomunicazioni. Ma la stessa fonte istituzionale ci ha rivelato che l’Italia è nel cerchio immediatamente successivo. Davanti a Francia e Germania. E cosa ha da offrire di speciale l’Italia? (Claudio Gatti, Il Sole 24 Ore)