IL CAIRO Carcasse di auto incendiate e blindati lungo le strade, rese quasi inagibili da sassi, pietre e cartelli divelti, e di carri armati e soldati in assetto di guerra a presidiare i luoghi nevralgici: si è svegliato così l’Egitto il giorno dopo la tempesta.
Poco dopo la fine del coprifuoco decretato dal presidente Hosni Mubarak per cercare di arginare le violente manifestazioni di piazza, nuvole nere ed acri di fumo si sono addensate vicino la sede del partito del Rais ed è andato in fiamme anche l’edificio accanto, quello del Consiglio supremo delle donne.
L’esercito intanto presidia i punti nevralgici della città, soldati armati sono all’interno del cortile del Museo egizio e carri armati presidiano la grande piazza Tahrir, luogo simbolo di questa rivolta, cominciata martedi’ scorso. Carri armati anche al Museo egizio e sulla cosiddetta Corniche, il lungo Nilo, tre mezzi corazzati pesanti di questo genere sbarrano la strada del Lungo Nilo ad auto e pedoni presso la televisione di stato, che i manifestanti hanno cercato di assaltare nella notte.
Rottami ancora fumanti di camionette della polizia rendono difficile il passaggio sul grande ponte dei Leoni, che collega il centro del Cairo all’isola di Zamalek. I primi manifestanti sono tornati a riunirsi nella piazza Tahrir sotto gli occhi dei soldati in tuta mimetica che li guardano dalle torrette dei carri armati o da postazioni di mitragliatrice dietro a barriere di sacchetti di sabbia. ”Non ce ne andiamo!, Non ce ne andiamo!”, scandiscono i manifestanti, sfogando un malcontento percepito nelle strade e nelle piazze per il discorso del presidente Mubarak, che ha annunciato di aver licenziato il governo per formarne uno nuovo.