Egitto, caccia ai leader dei Fratelli Musulmani. Venerdì islamici in piazza

Adly Mansour (Foto Lapresse)

IL CAIRO – Nell’Egitto del dopo Mohammed Morsi è caccia ai leader della Fratellanza Musulmana. Il neo-presidente Adly Mansour, già capo della Corte Costituzionale egiziana, aveva avuto parole concilianti, dicendo, dopo l’insediamento, che “I Fratelli musulmani sono parte della nazione”. Ma per le forze armate, che hanno permesso il colpo di Stato del 3 luglio, le cose sono diverse.

L’esercito ha chiesto l’arresto di circa 300 esponenti del movimento islamico. Fra loro ci sono anche la guida spirituale della Fratellanza, Mohamed Badie, e il suo vice, Khairat el Shater. I due sono accusati dei reati di “istigazione alla violenza e disturbo della sicurezza generale dello Stato e della pace”. Anche le emittenti controllate dai Fratelli Musulmani, a cominciare dalla stazione televisiva Misr 25, sono state chiuse d’autorità e le loro trasmissioni oscurate.

Per protesta la coalizione islamica egiziana guidata dai Fratelli musulmani ha chiesto ai suoi sostenitori di scendere in piazza venerdì 5 luglio in tutto il Paese per manifestare contro il golpe dei militari che ha deposto Mohamed Morsi.

I più stretti collaboratori di Morsi arrestati il 3 luglio insieme al loro leader sono stati portati nel penitenziario speciale di Torah Mahkoum, all’estrema periferia meridionale del Cairo. Una prigione “di lusso” per i gerarchi del vecchio regime. Lì sono reclusi anche l’ex presidente Hosni Mubarak e i suoi figli, Ala e Gamal, in carcere dal febbraio 2011.

 

 

 

 

 

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Maria Elena Perrero