IL CAIRO – ”Il tempo per cambiare l’Egitto è ora”. Le proteste al Cairo non si fermano e oggi, lunedì, risuona l’ennesimo invisto del presidente americano Barack Obama ad assecondare le richieste della piazza. “Gli egiziani vogliono libertà e un Governo rappresentativo e responsabile”, ha aggiunto.
Mubarak ha indetto per oggi, lunedì, la prima riunione plenaria del governo dall’inizio delle contestazioni, con l’obiettivo di andare avanti evitando le dimissioni. Il presidente ha infatti detto di non volersi dimettere prima di settembre, quando sono in calendario le elezioni.
Continuano i colloqui tra il governo e le forze d’opposizione, tra cui i Fratelli Musulmani. Anche se questo passo è ritenuto insufficiente dalla piazza, che continua a chiedere le immediate dimissioni di Mubarak. Essam al Aryan, alto responsabile dei Fratelli Musulmani, ha detto: “Le richieste sono sempre le stesse. Loro (il governo) non hanno risposto alla maggioranza delle richieste, ma solo ad alcune, e in maniera superficiale”. C’è stato “consenso sulla formazione di un comitato per studiare e proporre degli emendamenti costituzionali e legislativi entro la prima settimana di marzo”, ha spiegato.
Il governo continua però a mantenersi saldo, attaccando stavolta anche i diplomatici stranieri. L’accusa arriva dal ministero degli Esteri egiziano: ”E’ stato osservato che alcune ambasciate straniere al Cairo hanno cercato di far entrare armi e equipaggiamenti di telecomunicazioni nelle valigie diplomatiche basandosi sul principio di immunità”, si legge in un comunicato del ministero degli Esteri. ”Le autorità si riservano il diritto di confiscare qualsiasi arma o impianto di telecomunicazione che richiedono una licenza in Egitto”, sostiene il ministero senza accusare formalmente una o più ambasciate e senza specificare il tipo di armi in questione.
Intanto nel Paese si prova a tornare alla normalità. Nel centro del Cairo il traffico di auto e gente che va al lavoro è pressoché normale, anche se attorno alla piazza al Tahrir domenica notte, come sempre dal 25 gennaio, i manifestanti sono rimasti accampati. Sin dalle prime ore del mattino, l’esercito ha però tentato di ridurre il loro spazio, ha tentato di confinarli in una parte della piazza lasciando così il passaggio alle auto.