ROMA – ''Non credo che al Cairo si possa parlare di primavera araba. L'Egitto non e' la Tunisia. Mubarak e' caduto ma non e' stato sostituito da un potere democratico. Per il momento, chi comanda e' l'esercito''. E' lo scenario descritto dall'islamista Tariq Ramadan, intervistato da La Stampa, sul futuro del Paese arabo.
''Chi e' oggi alla testa dei Fratelli musulmani – afferma Ramandan – o almeno a una parte del movimento ha deciso che con i militari si poteva trattare. Evidentemente ha ricevuto delle garanzie. Soprattutto quella, fondamentale per il movimento, che le elezioni non saranno rimandate''.
L'islamista parla di una spaccatura all'interno del movimento ''fra vecchi e giovani, fra un'ala conservatrice che vuole trattare con il potere e una radicale molto piu' vicina a chi manifesta in piazza Tahrir''.
La previsione di Ramadan sull'esito delle elezioni di lunedi' e' che i Fratelli musulmani vinceranno ma avranno una maggioranza relativa e, in questo caso, al centro del dibattito ci saranno anche gli accordi con Israele, altro tema sul quale il movimento e' diviso ma ''l'esercito e gli Stati Uniti – aggiunge Ramadan – appoggeranno l'ala favorevole alla pace''.
''L'avvenire dell'Egitto si giochera' fra tre protagonisti – sottolinea il nipote del fondatore del movimento dei Fratelli musulmani – . Il primo e' il Consiglio Supremo delle Forze Armate, il secondo sono i Fratelli musulmani e il terzo e' un personaggio che si credeva scomparso e che invece tornera', Mohammed El Baradei. Lui e' accettabile sia per l'esercito che per i Fratelli musulmani'' e ''anche l'amministrazione Obama penso che punti su di lui – aggiunge – per trovare in futuro un punto d'accordo fra l'esercito e l'ala moderata dei Fratelli musulmani''.