MOSCA- La Russia e’ chiamata domenica ad eleggere il suo nuovo presidente, con tanto di webcam nei seggi contro i brogli, e nessuno sembra dubitare che al Cremlino tornera’ per la terza volta il premier Vladimir Putin, con un mandato allungato a sei anni. Senza ballottaggio con uno dei suoi quattro sfidanti. Lo dicono tutti i sondaggi, con una forbice tra il 58% e il 66%, superiore a quando Putin fu eletto la prima volta nel 2000 (53%) ma inferiore al bis del 2004 (71%) e alla popolarita’ raggiunta a fine mandato nel 2008 (oltre il 75%), quando la sua stella raggiunse il massimo dello splendore. Del trionfo e’ convinto lo stesso capo del governo, che in una recente intervista alla stampa straniera si e’ detto certo di aver la maggioranza dei russi, anche nelle grandi citta’ e nella classe media, che invece sembra avergli voltato le spalle guidando le proteste di piazza in corso da tre mesi, dopo i brogli delle legislative.
Lui pero’ non esclude neppure di ricandidarsi alle presidenziali del 2018, rimanendo cosi’ in carica per un quarto di secolo, poco meno di Stalin: ”non ci ho ancora pensato”, ha ammesso, ricordando altri casi di longevita’ politica, come quella del cancelliere tedesco Helmut Kohl. E’ innegabile pero’ che la sua stella abbia cominciato ad offuscarsi e che dovra’ fare i conti con il movimento di protesta e con una crisi economica che continua a mordere. Lui ha gia’ promesso che non ci saranno giri di vite ma riforme e dialogo, anche se sembra difficile vederlo seduto ad un tavolo, come ha fatto il presidente Medvedev, con i leader dell’ opposizione, definiti sprezzantemente in piu’ occasioni ”sciacalli”, ”scimmie”, ”traditori al soldo dello straniero”, complottisti di brogli e addirittura di omicidi eccellenti. E pare arduo inoltre che riesca a lottare davvero contro quella corruzione e contro quegli abusi che alimentano la protesta e hanno trasformato un giovane blogger come Alexiei Navalni in un eroe della piazza e in un potenziale leader dell’opposizione.
Per Putin, comunque, il primo ostacolo da superare e’ il voto, facendosi eleggere in modo legittimo – senza i brogli che hanno screditato le legislative – e con una percentuale che dimostri come la maggioranza del Paese sia ancora con lui: una prova di forza per evitare crepe nell’elite politico-economica che lo sostiene. Anche se il suo rating e’ in calo, non c’e’ dubbio che il premier sia ancora l’uomo piu’ popolare, soprattutto nella Russia profonda, tra agricoltori, operai, colletti bianchi, pensionati. Anche tra i piu’ rassegnati, appare in ogni caso il male minore di fronte agli altri candidati: un leader comunista come Ghennadi Ziuganov che venera ancora Stalin e predica la nazionalizzazione dell’economia, un leader ultranazionalista come Vladimir Zhirinovski considerato un clown della politica, il grigio capo del partito Russia Giusta Serghiei Mironov, l’oligarca Mikhail Prokhorov sospettato di essere una pedina del Cremlino, anche se potrebbe essere la sorpresa di queste elezioni. E a chi contesta a Putin di non essere piu’ ”il nuovo che avanza”, il premier ricorda che tutti i suoi rivali sono facce degli anni Novanta.
Compresi i leader della sempre frammentata opposizione extraparlamentare, a partire dall’integerrimo Grigori Iavlinski, il fondatore di Iabloko escluso dalla corsa presidenziale ma da tempo incapace di tralasciare il partito alla Duma e di tessere alleanze. Certo, l’asfittico sistema politico-elettorale russo, creato nei ”laboratori” del Cremlino, non ha consentito finora di far crescere nuovi leader. ”La sfida delle riforme approdate in parlamento e’ propria questa, anche se tutto rischia di essere proiettato tra 5-6 anni, alle prossime elezioni legislative e presidenziali: un periodo che rappresenta un’era geologica per un Paese come la Russia”, osserva l’on. Andrea Rigoni (Pd), uno degli osservatori elettorali dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Che ammonisce anche sulle webcam nei seggi volute da Putin per garantire trasparenza e con le quali saranno collegati circa 600 mila internauti: ”potrebbero anche diventare uno strumento di condizionamento”.