Davanti al Parlamento italiano il ministro degli Esteri ammette che il governo di Kabul sta mal trattando diplomaticamente l’Italia: “Non sono soddisfatto dalle risposte venute dalle autorità afghane”. Nove parole che nei rapporti tra Stati si riassumono una parola sola: “incidente”. Incidente e caso diplomatico sono quei tre italiani di Emergency da giorni nelle galere afghane senza accuse precise e senza precise assicurazioni sulla loro sorte. Finora le autorità afghane non hanno fornito né le une né le altre. Sentendosi in qualche misura autorizzate a comportarsi così dalla “freddezza” iniziale del governo di Roma rispetto all’attività e agli uomini di Emergency.
In più, sempre secondo Frattini, alcune dichiarazioni fatte “fuori da questo Parlamento”, come quelle di “Gino Strada, in cui, in questi momenti, si accusano gli Usa, la Nato e l’Isaf”, di certo “non aiutano l’azione diplomatica”.
Insomma il governo italiano non ha detto subito e chiaro: fuori quei tre dalla galera e ora si trova a “rincorrere” la situazione: una lettera di Berlusconi a Karzai, la speranza di Frattini che “uno dei tre sarà presto liberato”.
Intanto Adriano Santini, direttore dell’Aise (l’ex Sisde) ha detto che l’operatore Matteo Pagani potrebbe presto essere liberato. Le accuse nei confronti di Pagani, tecnico della logistica dell’ospedale di Lashkar Gah, sarebbero più leggere rispetto a quelle che riguardano gli altri due medici di Emergency, Marco Garatti e Matteo Dall’Aira.