LONDRA, GRAN BRETAGNA – E’ conto alla rovescia, in effetti molto lungo, per il discorso con cui il primo ministro britannico David Cameron dettera’ la sua strategia per il futuro rapporto della Gran Bretagna con l’Unione Europea. Referendum si’ o no, ‘dentro o fuori’, ‘rimpatriare poteri’ da Bruxelles.
Le parole chiave delle ultime settimane e durante le quali ognuno ha detto la sua, tirando da ogni parte la giacchetta del primo ministro. Ma quando il gioco si fa duro e’ il momento dei pesi massimi della politica, quelli con la reputazione da spendersi anche oltre la Manica, che a sorpresa scendono in campo per l’ultimo sprint.
E con un’insolita trasversale e trans-partitica iniziativa. Peter Mandelson, laburista di lunga e prestigiosa carriera, gia’ commissario Ue e oggi Lord, ha unito le forze con il conservatore Kenneth Clarke che nel suo lunghissimo cv tory doc ‘vanta’ anche l’ingresso al governo ai tempi di Edward Heath, il primo ministro che porto’ il Regno Unito nel club europeo 40 anni fa. Hanno ideato il ‘Centre for British influence through Europe’ (CBIE): una piattaforma per sostenere ”una patriottica rimonta della leadership britannica in Europa”. Come a dire, loro vanno gia’ oltre.
L’iniziativa si unisce a suo modo a quel coro di sollecitazioni che, proveniente soprattutto dal mondo della finanza e del business, ha in questi giorni rivolto al premier l’accorato appello: attenzione ad allontanarsi dall’Europa, l’economia del Paese ne soffrirebbe. Per non parlare di quel ‘suggerimento’ venuto da oltreoceano, con l’amministrazione del presidente Barack Obama che ha mandato a dire quanto gli Usa contino su una ”voce forte all’interno dell’Ue” da parte del loro piu’ fedele alleato.
Poi e’ tornato sull’argomento anche il leader dell’opposizione, il laburista Ed Miliband, che ha definito ”pericolosa” la strategia di Cameron sull’Europa. Una posizione, pero’, che segue a qualche manovra piuttosto ambigua tra gli scranni del parlamento dove l’argomento Europa e’ stato spesso sfruttato ad uso interno. Questo pero’ prima che a Londra giungessero delegazioni su delegazioni a far presente che essere troppo rigidi sulla revisione dei trattati o fare la voce grossa puo’ essere dannoso, per tutti.
Gli ultimi i tedeschi che sono stati durissimi. Ma mentre David Cameron e’ sdato concentrato sugli ultimi dettagli di quel discorso che potrebbe, tra l’altro, influenzare anche il suo personale futuro politico, i duri e puri non mollano: la stampa britannica parla di un manifesto che quei Tory piu’ determinati a stabilire nuove distanze dall’Europa hanno messo a punto e intendono presentare in settimana, dando l’ultima bordata al primo ministro. Stando alle indiscrezioni, punto per punto in 36 pagine, gli euroscettici elencheranno 130 prerogative da ‘rimpatriare’, ritenute vitali per mantenere la ”responsabilita’ nazionale democratica”.
Anche la data fissata per pronunciare il fatidico discorso e’ per Cameron un grattacapo: rimandato piu’ volte, e’ stato promesso’entro la fine del mese’. Allora Downing Street avrebbe deciso per il 22 gennaio, per non sovrapporsi con il forum economico di Davos il 23, si dice. La data scelta pero’ potrebbe rivelarsi ‘troppo’ simbolica nella storia d’Europa. Il 22 gennaio di cinquant’anni fa Francia e Germania, nelle persone di Charles De Gaulle e Konrad Adenauer, firmavano il Trattato dell’Eliseo per la riconciliazione e la cooperazione. I leader di entrambi i paesi lo commemoreranno. E il gesto di Cameron potrebbe rivelarsi altamente provocatorio. La pulce nell’orecchio la mette il Financial Times, il resto lo fara’ il discorso di Cameron.