TRIPOLI, 6 OTT – Nuovo audio di Muammar Gheddafi: il rais è tornato a farsi sentire con un messaggio audio trasmesso dalla tv Arria, basata in Siria, nel quale ha invitato i libici a scendere nelle strade per protestare pacificamente e accusato le potenze straniere di voler conquistare i Paesi del Terzo Mondo.
“Se il potere delle flotte (straniere) dà legittimità, allora i governanti del Terzo Mondo siano pronti”, ha detto il rais in un audio diffuso dalla tv Arrai, basata in Siria. “Voi che riconoscete il Cnt preparatevi alla creazione di consigli transnazionali imposti dal potere delle flotte per rimuovervi uno ad uno”, ha aggiunto, invitando i libici a “scendere nelle strade a milioni” e sottolineando che le condizioni in Libia sono ora “insostenibili”.
Sul piano militare l’offensiva dei ribelli a Sirte e Bani Walid, le ultime due roccaforti del regime, arranca e segna una battuta d’arresto. ”Se il potere delle flotte (straniere) dà legittimità, allora i governanti del Terzo Mondo siano pronti”, ha detto il colonnello. ”Voi che riconoscete il Cnt preparatevi alla creazione di consigli transnazionali imposti dal potere delle flotte per rimuovervi uno ad uno”. I libici, dunque, devono ”scendere nelle strade a milioni”, perché la situazione nel Paese è divenuta insostenibile.
A Sirte intanto, i cecchini del rais bloccano l’avanzata dei ribelli: sembra tramontare l’ipotesi avanzata in questi giorni dai comandanti degli insorti, che avevano auspicato la presa della città natale di Gheddafi ”entro 48 ore”. Il figlio del rais, Mutassim, che guiderebbe la resistenza in città, si sarebbe dato alla fuga, ha annunciato il Cnt.
La situazione resta però molto complessa. I fedelissimi del rais annidati in città ”sono veterani e fanatici”, ha detto alla Reuters Matthew Van Dyke, un americano che combatte con i ribelli, stimando che ”ci vorrà del tempo, subiremo parecchie perdite”.
”Sono degli stupidi”, tuona invece un altro combattente, riferendosi alle affermazioni dei suoi comandanti: ”Non puoi prendere la città con 15 uomini”, ha aggiunto, non celando le critiche all’azione dei soldati arrivati dalla Cirenaica, Bengasi in testa, che non sono riusciti a sfondare sul fronte orientale, acuendo le critiche da parte dei ribelli tripolitani, che avanzando dalle montagne a sud di Tripoli hanno costretto Gheddafi alla fuga in meno di un mese.
A Sirte, gli insorti hanno piazzato la propria base in un hotel di lusso nella parte settentrionale della città, dal quale cercano di stanare i cecchini. In città è emergenza umanitaria: i civili in fuga raccontano di decine di morti, causati dai violenti scontri e ”dai raid della Nato”.
”Ho sepolto mio figlio, 11 anni, dove era stato ammazzato, è troppo pericoloso andare al cimitero”, ha raccontato Hajj Abdullah, che accusa la Nato: ”Fanno i raid a caso, la gente sta morendo nelle proprie case”. Ma la Nato smentisce: da diversi giorni i jet dell’Alleanza, che hanno diminuito significativamente la propria azione nelle ultime settimane, ”non bombardano Sirte”.
Stallo anche a Bani Walid, l’altra roccaforte dei fedelissimi di Gheddafi, dove si nasconderebbe il ‘delfino’ del rais, il figlio Saif al-Islam. I ribelli hanno conquistato alcune postazioni strategiche, ma la radio della città continua a diffondere messaggi di propaganda pro-regime. E, a sorpresa, oggi si è aperto un altro fronte: a Ragadaline, 130 km a sudovest di Tripoli, è scoppiata una violenta battaglia tra circa 900 soldati del rais, armati fino ai denti, e i ribelli, che hanno ricevuto rinforzi dalle città del Jebel Nafusa. Ufficialmente sono accerchiati, ma invece di arrendersi hanno attaccato la vicina Zuara, uccidendo un comandante del Cnt.