Dal “fuori dalle palle” al mercato di Tunisi. Il governo le mostra ma non ce l’ha

ROMA-Silvio Berlusconi è a Tunisi, con 150 milioni di euro in tasca. Diecimila euro per ognuno dei 1.500 tunisini che l’Italia vuole siano subito “riaccolti” in patria. A occhio, non dovrebbe avere grandi difficoltà a chiudere l’affare. Ma anche se sarà così, il governo italiano così avrà “comprato” uno scampolo e non certo l’intera matassa della soluzione al problema profughi ed immigrati. Perché, come ha detto lo stesso Berlusconi, se 1.500 probabilmente li si rimanda indietro, di sicuro “altri 800 ne sono già arrivati”. Perché, se Tunisi se ne riprenderà 1.500 più o meno a rate (cinquanta al giorno?), non se ne riprenderà i ventimila che già sono sbarcati in Italia e gli altri che sbarcheranno. Il governo italiano i tunisini e i libici e gli eritrei e i somali e tutti gli altri non è in grado nè di “cacciarli” come mezzo governo ama raccontare agli italiani, né di controllarli e tenerli rinchiusi. Il governo e la Lega del “fuori dalle palle” le “palle” non ce l’ha come spesso accade a quelli che giurano e gridano di “averle”.

Succede, quando per anni “video giochi” ad affonda il clandestino succede. Confondi il giochino al computer e la chiacchiera al bar con la realtà. Per rimandarli indietro davvero quelli che non vuoi occorre che il paese dove vuoi rimandarli sia d’accordo, il resto è aria calda e fritta. Succede, quando per anni “rondi” contro il clandestino succede. Che ti inventi la possibilità di tener rinchiuse decine di miglaia di persone. Succede che confondi il reale con il “buonismo” e confondi te stesso: pensi di essere “cattivissimo” e invece sei solo improbabile e fuori dal mondo. Succede quando proclami che distinguerai tra rifugiati e clandestini e separerai gli uni dagli altri. Bene, ma per distinguere e separare occorre identificare. E per identificare ci vuole tempo e pazienza, pazienza e professionalità, lavoro e competenza. Identificare decine di migliaia di persone senza documenti in due, tre giorni: questo è stato il primo proclama. Il secondo è stato quello del “rimpatrio forzato”. Rimpatri come? Con le navi. E chi li accompagna, anzi li costringe sulle navi le migliaia di rimpatriandi? La polizia? Non può, non ce la fa. La Marina Militare? E che fa la Marina Militare? Sbarca a forza sulle rive di un altro paese? Oppure molla i rimpatriandi a mollo in acque internazionali? Il terzo proclama è stato quello dei “centri di raccolta”. Carceri all’aperto per migliaia e migliaia? E mettiamoli anche in carcere e niente buonismo. Ma nessun angolo d’Italia vuole sotto casa un simile carcere. E nessuna forza di polizia può tener chiuso quel tipo di carcere.

Un governo con le “palle” non avrebbe preso paura per ventimila arrivi e neanche per quarantamila. Non avrebbe gridato “Invasione” e “Tsunami”, non avrebbe spaventato se stesso e la gente. Fin dal primo giorno, fin dai primi sbarchi a Lampedusa avrebbe smistato e disperso. Senza clamore e senza panico avrebbe concesso permessi di soggiorno temporanei. I ventimila e più si sarebbero dispeersi e smistati. Molti in Francia e Germania. Altri sarebbero stati assorbiti dal “grigio” del mercato del lavoro nazionale. Qualcuno sarebbe finito in galera dopo aver commesso qualche reato. Un governo con le “palle” avrebbe governato paure e ansie della sua opinione pubblica dosando accoglienza e repressione, cinismo e aiuto umanitario. Un governo con le “palle”…avercelo. Abbiamo invece il governo del “fuori dalle palle” di Bossi e il governo Berlusconi dei “Piani Marshall”. Berlusconi ha proposto il “Piano Marshall” per la Somalia, per il Medio Oriente, per l’Abruzzo, per la Sardegna, per il Sud (due volte), per la Palestina, per i Giovani, per il Maghreb. Ora sta trattando a Tunisi: un altro “Piano Marshall”?

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Mino Fuccillo