Grano ucraino, turchi e russi trattano sul bottino. Miraggi, sospetti, di trattative immaginarie FOTO ANSA
Il grano sarebbe ucraino. Si legge però di una intesa cui si lavora tra Russia e Turchia. La Russia imbarcherebbe grano ucraino da porti ucraini, il grano sequestrato e sottratto, i porti conquistati e occupati. La Turchia garantirebbe la navigazione delle navi silos, assistenza tecnica, eventualmente primi approdi e avvii alla commercializzazione. La Russia quindi venderebbe il grano ucraino e incasserebbe i proventi della vendita. La Turchia in cambio avrebbe terra, terra e non grano. Terra in Siria dove la Russia gentilmente consentirebbe ai turchi di allargare la fascia di territorio siriano oltre il confine turco che Ankara definisce “di sicurezza”. Entrambe, Russia e Turchia, si intesterebbero poi il merito dell’accordo a fini umanitari. Lo farebbero per evitare carestie e penurie alimentari in Africa e Medio Oriente.
Gli ucraini niente. Al tavolo dell’intesa sul grano neanche ci sono. Il grano sarebbe loro ma loro non è più. Glielo hanno preso i russi insieme ai porti. Forse, molto forse, se volessero domani consegnare ai russi e conferire ai porti diventati russi il grano che ancora hanno, magari russi e turchi commercializzerebbero anche il grano ucraino. Pagando pedaggio e nolo ovviamente e ovviamente dopo atto di contrizione da parte ucraina, generale contrizione, mica solo sul grano. Questo più o meno il piano turco, questo il progetto “mediatore” elaborato da Erdogan. In effetti una mediazione, un punto d’incontro nella spartizione di un bottino e il bottino conquistato in armi è il grano ucraino.
Il piano era soprattutto turco, Mosca però no ci sta. I fondo col grano preso agli ucraini può farci quel che le pare, anche farlo marcire. E a Mosca l’idea di una bella carestia nel nord africa che spedisca migranti africani nella nemica Europa non dispiace per nulla. E ancora: Mosca dall’incasso da vendita spartizione bottino grano ci fa poco rispetto alla dimensione economica dei suoi guai. Mosca vuole fine sanzioni economiche occidentali ai suoi danni. Mentre fior di neutralisti-pacifisti-realisti qui in Occidente (soprattutto in Italia a contare il vero) spiegano che la sanzioni alla Russia fanno il solletico e fanno davvero male solo a noi) il Cremlino cerca di scardinare le sanzioni legandole alla commercializzazione internazionale delle derrate alimentari. Se è solletico, deve essere insopportabile come prurito, facciamo eritema?
E’ umano, si chiama miraggio. E’ il vedere come il formarsi nella realtà dei tratti dell’immagine che vorremmo fosse realtà. Vorremmo acqua e ombra, vediamo il miraggio dell’oasi. Lì una questione di rifrazione ottica e di calore nell’atmosfera e di interazione tra temperatura e prospettiva. Qui, nel caso della guerra in Ucraina, la umana speranza possa togliere il fastidio, l’incomodo. Spazzata via dall’oasi di una trattativa. Ogni giorno si crede o si fa finta di vedere o segnalare spiragli, aperture, trattative. Nella realtà Putin qui e adesso non vuole trattare nulla e ha più volte chiarito che lui tratterà solo la presa d’atto altrui di ciò che lui avrà preso con le armi. E ciò che ha già preso dell’Ucraina non gli basta.
Nella realtà Zelensky e l’Ucraina tutta fino a che saranno in gradi di combattere non hanno nulla da trattare se non la cessione di un terzo dell’Ucraina alla Russia. Non c’è nessuno spiraglio e nessuna oasi di trattive che non sia un miraggio. Talvolta un miraggio sospetto nella sua genesi e nel suo annuncio: per ora le due parti trattano con le armi, è sulla linea dei combattimenti che si formano i connotati della trattativa, chi annuncia spiragli per smettere di mandare armi agli ucraini forse il miraggio lo inventa e non lo subisce, forse volutamente inganna invece di essere ingenuamente ingannato.