Hillary Clinton a Pechino per “saldare” i rapporti tra Usa e Cina

Hillary Clinton

“C’è un proverbio cinese che parla di sentieri diversi che conducono allo stesso posto”. Così Hillary Clinton, il segretario di Stato americano, in visita a Pechino, ha definito i rapporti tra Cina e Stati Uniti, parlando alla sessione di apertura del secondo giro di colloqui del forum sul dialogo economico e strategico sino-americano.

Dopo i problemi dei mesi scorsi (Taiwan, yuan, Dalai Lama ricevuto alla Casa Bianca), dopo il vento di tensione di queste ore proveniente dalla penisola coreana, che ha aleggiato anche sul vertice, il 24 maggio è stata l’occasione per tentare una mediazione e ricucire vecchi strappi.

Non senza punti fermi, come quello relativo alla Corea del Nord. La Cina ha relazioni amichevoli con Pyongyang e il suo intervento è considerato fondamentale dagli Stati Uniti, tanto che la Clinton, che ha detto che il suo Paese “lavora per evitare una escalation”, ha sollecitato Pechino ad un intervento autorevole, sollecitazione alla quale ha risposto il portavoce del ministero degli esteri di Pechino. “La Cina – ha detto Hillary Clinton  – ha riconosciuto la gravità della situazione con la Corea del Nord, che ha creato una situazione precaria nell’area, una situazione in cui ogni paese vicino o prossimo alla Corea del Nord comprende che deve essere limitata”.

Il capo della diplomazia americana ha sollecitato il governo di Pechino ad unirsi alla condanna internazionale della Corea del Nord, accusata da Seul di aver affondato la corvetta sudcoreana Cheonan, causando la morte di 46 marinai. Ma Zhaoxu, portavoce delle feluche cinesi, ha risposto invitando, come già fatto in passato, tutti alla “calma e alla moderazione”, e a discutere del problema dell’affondamento della corvetta con “chiarezza e oggettività, come ogni altra questione internazionale”.

Su alcuni blog cinesi, è apparsa l’interpretazione che la posizione sottotono cinese sulla questione nord coreana, derivi da un lato dalla paura che il crollo di Pyongyang possa significare un assalto alle frontiere cinesi e maggiore presenza di militari americani nell’area; dall’altro che il silenzio cinese derivi dal fatto che il siluro che ha affondato la Cheonan, sia di fabbricazione cinese e venduto ai nord coreani. Quanto al dialogo sino-americano, per la Clinton le due nazioni condividono obiettivi e responsabilità.

“Sappiamo bene – ha detto il segretario di stato americano – che pochi problemi possono essere risolti dagli Stati Uniti o dalla Cina se agiscono da soli. Così come pochi problemi possono essere risolti se Stati Uniti e Cina non lavorano insieme”. “Non saremo d’accordo su ogni argomento – ha poi aggiunto – ma ne discuteremo apertamente, come amici e compagni”.

Una linea, quella della Clinton, condivisa anche da Pechino. “La Cina e gli Stati Uniti – ha detto il presidente cinese, Hu Jintao – dovrebbero mantenere rapporti molto stretti per una piena comunicazione. Inoltre dovremmo portare avanti un dialogo strategico e consultazioni che mirino a rafforzare la comprensione reciproca, ad espandere il terreno comune e a promuovere la cooperazione”. Hu Jintao, nel suo saluto all’apertura del forum sino-americano, ha però voluto chiaramente indirizzare un messaggio ai ritrovati amici a stelle e strisce.

“La sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale – ha detto Hu dinanzi alla Clinton – sono i diritti fondamentali riconosciuti dalle norme che governano le relazioni internazionali. Per il popolo cinese, nulla è più importane che la salvaguardia della sovranità nazionale e dell’integrità territoriale”. Pur se non chiaramente espresso, il riferimento del presidente cinese, è alla politica americana nei confronti di Tibet e Taiwan.

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