Immigrazione, Tunisi a Berlusconi: “Sì al blocco ma nessun rimpatrio”

ROMA – Il presidente del Consiglio italiano sapeva che sarebbe stato difficile chiudere accordi sui rimpatri con un governo transitorio, quello tunisino, che scade a luglio. Un governo che, dopo la ‘Rivoluzione dei Gelsomini’ e la deposizione di Ben Ali, ha visto cambiare per ben tre volte in appena due mesi i ministri degli Esteri, degli Interni e lo stesso premier.

Ieri sera, 4 aprile, Silvio Berlusconi è riuscito a portare a a Roma solo la ”disponibilità” dell’anziano premier tunisino Beji Kaid Essebsi di discutere di rimpatri e trovare soluzioni d’intesa con l’Italia ”con la volontà di provvedervi in modo assolutamente civile”.

Berlusconi stesso era entrato nello splendido palazzo del governo nella medina di Tunisi con l’intento di ”risolvere i problemi in un clima di collaborazione e di amicizia con un Paese amico”.

Ha citato anche le ripercussioni via televisiva per convincere Tunisi: “I turisti italiani, quando vedono nei tg queste migliaia di giovani che fuggono dal nostro paese, pensano: ma questi scappano come disperati e noi dobbiamo proprio andare in vacanza lì?”

“Pensateci bene, ha detto il presidente del Consiglio italiano alle autorità tunisine, conviene anche a voi fermare un esodo che dà una brutta immagine della Tunisia”. Fin qui, tutti d’accordo.

Le discordanze si sono fatte sentire quando si è dovuto parlare di numeri. La delegazione italiana, sottolinea Bei, ha dovuto constatare la “fragilità” politica del governo provvisorio, che “non può dare garanzie di sorta perché è seduto su un vulcano. Se qualche centinaio di clandestini inscenasse manifestazioni contro di loro per essere stato rimpatriato, il governo probabilmente sarebbe travolto”.

Quando è uscito dal palazzo, dopo la conferenza stampa congiunta, si è lasciato alle spalle l’impegno che una commissione di tecnici del Viminale ha lavorato con gli omologhi tunisini fino a quando oggi Roberto Maroni è tornato per la terza volta in poco più di una settimana a ratificare l’eventuale intesa.

Si deve mettere nero su bianco tutto ciò che ancora oggi non c’è: cifre degli aiuti economici italiani per il piano di rilancio dell’economia tunisina (si era parlato di oltre 100 milioni di euro per il rilancio della piccola e media impresa, la formazione professionale, la protezione dell’ambiente costiero, pesca e turismo); numero di persone, navi ed aerei che saranno impegnate nel piano di controllo delle coste ”efficiente e capillare”; numeri dei radar, delle jeep, motori, mezzi di terra e di mare e ogni altro equipaggiamento che l’Italia metterà a disposizione.

Ma la trattativa, soprattutto sui rimpatri, continua. ”A Lampedusa stanotte ci sono stati 800 nuovi arrivi. Siamo intervenuti – spiega Berlusconi – abbiamo restituito l’isola ai suoi abitanti. Ma ora serve una soluzione…”.

Per palazzo Chigi ”il bilancio è positivo, c’è un accordo raggiunto in linea di principio, una volontà politica verificata” e restano da definire i dettagli. Ma è soprattutto Maroni a voler uscire dall’indefinitezza, dopo l’incidente della scorsa settimana quando lui e Frattini vennero a Tunisi per chiudere l’intesa sull’emergenza immigrati smentita poi dal governo tunisino per il quale non esistevano accordi.

Il governo italiano ha ribadito allora che invece esisteva un’intesa politica e trattati del ’98 e del 2009. Ma certo il Berlusconi ieri a Tunisi non è quello del ‘fora de bal’ dei ministri Bossi e Calderoli (che vede a cena nella Capitale per un vertice di certo complesso) ma è quello della solidarietà doverosa che chiede la Chiesa, è amichevole e pronto a comprendere ”i giovani tunisini che da noi cercano una nuova vita di libertà e democrazia” e pronto ad elogiare il governo transitorio che si è assunto la responsabilità di questo nuovo inizio.

Il premier insiste sulla linea del coinvolgimento francese ed anzi annuncia a breve in Italia un summit con il presidente francese Nicolas Sarkozy e i ministri dell’Economia, degli Esteri e dell’Interno dei due Paesi, dopo le freddezze diplomatiche per la posizione della Francia sul respingimento dei clandestini ed il protagonismo dell’Eliseo sulla Libia.

Del problema immigrati si farà carico l’Europa, aggiunge rivolto a Essebsi. ”Con la Francia ci sarà modo di esaminare e risolvere positivamente la questione visto che molti migranti hanno manifestato il desiderio di passare in un paese di lingua francese per ricongiungersi a parenti e amici”.

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Maria Elena Perrero