India: una democrazia fondata sul nepotismo

In India la democrazia è messa a repentaglio da un germe insidioso, il nepotismo. Il volto di Rajendra Shekhawat, protagonista di un reportage del New York Times, simbolizza questa minaccia. Attualmente è in campagna elettorale per diventare presidente dello stato di Maharashtra. Shekhawat non è un candidato qualsiasi, è il figlio di Pratibha Patil, presidentessa dell’India.

«Non sto usando il nome dei miei genitori – si difende – Sono in competizione per me stesso. Certo, venire da una famiglia politica mi aiuta e mi da la capacità di lavorare per il popolo».

La caotica politica indiana può a volte sembrare democratica all’eccesso. Il ciclo elettorale è una macchina in moto costante e il paese registra 1050 partiti nazionali e regionali. Eppure, la maggior parte dei partiti, incluso il Congress Party attualmente al governo non hanno costituzioni democratiche. Non esistono primarie; i leader di partito scoraggiano il dissenso pubblico e scelgono direttamente i candidati. Si registra una tendenza spiccata a scegliere i propri parenti.

I Nehru-Gandhi sono in India una vera e propria dinastia, la versione locale dei Kennedys. Affianco a questa si sono sviluppate nuovo dinastie, piccole e grandi, a livello nazionale o locale. Secondo diversi analisti, questa pratica sta corrodendo il sistema politico.

La decisione del Congress Party di scegliere Shekhawat per la presidenza dello stato del Maharashtra ha provocato vive reazioni. Sta concorrendo ad un posto nel medesimo distretto in cui i suoi parenti occupavano una carica anni prima. E per metterlo qui, il Congress Party ha dovuto mettere da parto Sunil Deshmukh, radiologo, per due volte presidente in carica e circondato da un notevole supporto popolare.

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fmontorsi