Ha presentato al Majlis le sue preferenze in vista dei voti di fiducia. Forse, però, l’estrema fiducia di Ahmadinejad nei suoi fedeli compagni all’interno dell’esecutivo, potrebbe essere tradita dagli stessi conservatori all’interno del parlamento.
La lista dei ministri designati dal presidente riconfermato della Repubblica Islamica potrebbe finire falcidiata dai voti contrari. La nuova squadra proposta per la prima volta vede primeggiare tre donne, che entrerebbero in punta di piedi a decidere le sorti politiche di un paese fortemente concentrato sulla supremazia maschile.
Ahmadinejad ha fatto solo due dei tre nomi: quello di Fatemeh Ajorlou, alla quale andrebbe il portafoglio degli Affari Sociali, e quello di Marzieh Vahid Dastjerdi, alla Sanità. Anche il ministero dell’Educazione potrebbe andare a una donna e in ambienti politici iraniani si vocifera verrà affidato a Susan Keshavarz. Il presidente non cambia i compagni di squadra e mantiene i vecchi agli Esteri, all’Industria e all’Economia, rispettivamente guidati da Manucher Mottaki, Ali Akbar Mehrabian e Shamseddin Hosseini.
Il braccio di ferro fra governo e ayatollah potrebbe inasprirsi se la lista presentata non riscuoterà il gradimento atteso. I deputati inizieranno ad esaminare la lista a partire da lunedì, mentre i voti si terranno a partire dal 30 agosto prossimo.
Ma il monito più aspro è arrivato dal presidente del Majlis, Ali Larijani, che ha apertamente contestato la rosa di nomi presentata: «Le personalità nominate dal presidente della Repubblica per gli incarichi governativi debbono possedere perizia ed esperienza sufficienti, altrimenti sarebbero sprecate troppe delle energie del Paese. Un dicastero non è posto dove fare apprendistato».
E l’ex negoziatore nucleare non ha tutti i torti: nessuno degli undici nomi nuovi sull’elenco dei prossimi ministri vanta esperienze precedenti; analoga la situazione per alcuni cambi di portafoglio.