Teheran alla guerra di nervi: esclude di fermare la sua corsa al nucleare, ma con la riserva della trattativa su questioni più generali. Il processo di arricchimento dell’uranio non si ferma. Alla vigilia dei colloqui di Ginevra per cercare di ricucire lo strappo tra l’Iran e la comunità internazionale sugli impianti atomici, il capo negoziatore del paese sciita, Ali Akbar Salehi, mette in guardia i leader occidentali.
«Se abbiamo il diritto di arricchire l’uranio, se abbiamo il diritto di convertire l’uranio, se abbiamo il diritto della produzione di combustibile nucleare lo faremo. È un nostro diritto sovrano sul quale non abbiamo intenzione di mercanteggiare».
La Repubblica islamica è disposta a discutere con i 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu – (Usa, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna) più la Germania- ma non a trattare un’evoluzione tecnologica che il regime dei mullah reputa assolutamente legittima.
«Non discuteremo di nulla che riguardi i nostri diritti nucleari, ma possiamo discutere di disarmo, possiamo discutere della non proliferazione e di altre questioni generali. Il nuovo sito rientra nei nostri diritti e non c’è bisogno di parlarne neanche per un secondo», ha concluso Salehi non lasciando spazio alle speranze internazionali di un abbandono iraniano.
L’Unione europea attende con il fiato sospeso di sedersi al tavolo di Ginevra, mentre gli uomini di Ahmadinejad rimandano a future ispezioni dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica nel sito, scoperto da qualche giorno e finora nascosto all’estero.
L’alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza della Ue, Javier Solana, ha commentato: «La mia aspettativa, o la mia speranza, è che noi vorremmo essere in grado di ottenere garanzie obiettive da Teheran sul fatto che il loro programma nucleare è un programma pacifico. Per il momento non le abbiamo ottenute. Noi continueremo ad impegnarci per ottenerle, ma non credo sarà un’impresa facile».
