Il giorno dopo i sanguinosi scontri tra polizia e manifestati in Iran, a Teheran e a Tabriz, anche la tv di stato ammette: i morti negli scontri sono stati 15. Intanto proseguono gli scontri in una piazza nel centro di Teheran, dove la polizia sta sparando lacrimogeni per disperdere i manifestanti. Lo riferiscono blog dell’opposizione iraniana, ma la notizia non può essere verificata.
Teatro dei nuovi scontri – secondo i blogger – è la piazza Hafte Tir e in alcune vie adiacenti, dove un migliaio di persone si sono radunate scandendo slogan contro al Guida suprema iraniana, ayatollah Ali Khamenei. Le fonti riferiscono anche le stazioni della metropolitana nel centro della capitale sono state chiuse e che forze di sicurezza hanno preso posizione davanti alla sede dell’agenzia ufficiale Irna.
Pronta la risposta dell’Unione europea «preoccupata per la repressione violenta e la detenzione arbitraria dei manifestanti in Iran». Dall’Ue è suibito arrivata una ferma «condanna» per «ogni forma di violenza contro coloro che cercano solo di esercitare la loro libertà di espressione e il diritto di assemblea».
La Ue invita poi l’Iran a rispettare i diritti universali, «evidentemente violati dalla forza usata contro i manifestanti».
«Oltre quindici persone sono state uccise durante i disordini di domenica a Teheran» ha riferito la tv di Stato citando il ministero dell’Intelligence iraniano.
Tra i morti,«più di dieci appartenenti a gruppi anti-rivoluzionari e cinque persone uccise da gruppi terroristici».
Successivamente l’emittente in lingua inglese PressTv ha parlato di otto morti in tutto il Paese. Da parte loro, i siti dell’opposizione ribadiscono che cinque manifestanti sono stati uccisi nella sola Teheran, e ne forniscono i nomi. Si tratterebbe di Ali Habibi Mussavi, 43 anni, nipote del leader dell’opposizione Mir Hossein Mussavi, di Mehdi Faradinia, Mohammad Ali Rasekhinia, Amir Arshadi e Shahram Faraji.
E’ inoltre scomparsa la salma di Seyed Ali Moussavi, il nipote del leader riformista ucciso domenica nel corso delle proteste a Teheran. Lo ha denunciato il fratello, secondo cui il cadavere di Seyed è stato trasferito dall’ospedale in una località sconosciuta. “Non lo troviamo”, ha riferito Seyed Reza Mousavi a ‘Parlemannews’, il sito ufficiale della minoranza riformista in Parlamento.
All’indomani delle peggiori violenze in Iran dalle elezioni presidenziali del giugno scorso, il regime stringe la morsa sull’opposizione. Secondo un sito web, le forze di sicurezza iraniane hanno arrestato diversi collaboratori dell’ex presidente riformista, Mohammad Khatami e del leader dell’opposizione, Mir Hossein Moussavi.
Agenti degli apparati di sicurezza iraniani hanno fatto poi irruzione nella Fondazione Baran, dell’ex presidente riformista Mohammad Khatami, dove hanno arrestato due suoi collaboratori, tra cui un ex ministro, e sequestrato numerosi documenti. Lo rende noto Parlemanews, il sito dei deputati riformisti.
Uno dei leader dell’opposizione iraniana, il religioso moderato Mehdi Karrubi ha criticato il regime per la violenta repressione delle manifestazioni ieri, nella ricorrenza religiosa sciita dell’Ashura.
«Cosa è successo a questo sistema religioso che ordina l’uccisione di persone innocenti durante il sacro giorno dell’Ashura?», afferma Karrubi – che fu uno dei candidati che sfidarono il presidente Mahmud Ahmadinejad alle elezioni – in una dichiarazione riferita dal sito Jaras. «Perchè – aggiunge – i governanti non hanno rispettato questo giorno sacro?». Secondo i siti dell’opposizione nelle violenze di ieri sono morte almeno otto persone, quattro nella capitale e quattro a Tabriz.
Dura la reazione degli Stati Uniti: «Condanniamo con forza la violenta ed iniqua soppressione di civili che cercano di esercitare i loro diritti universali in Iran». Con queste parole il portavoce del National Security Council, Mike Hammer, ha espresso la condanna dell’amministrazione americana per le violenze in Iran. «Governare tramite violenza e paura non è mai giusto», ha sottolineato ancora Hammer, per il quale questo rivela un maggior timore da parte di alcuni governi «delle aspirazioni della propria gente che della potenza di altre nazioni».
«Il popolo iraniano è maturato politicamente e ha grande voglia di democrazia». Shirin Ebadi, l’avvocatessa iraniana premio Nobel per la pace nel 2003, è a Londra mentre nel suo Paese infuria la protesta. In un’intervista al Messaggero spiega così cos’è che sta muovendo i manifestanti: «Negli ultimi mesi il popolo iraniano ha messo in evidenza la propria maturità politica e le proprie aspirazioni democratiche. L’attuale crisi è scaturita dalla convinzione diffusa che vi sono stati brogli nelle elezioni. Il popolo ambisce a questa vittoria: potersi scegliere i propri governanti tramite il verdetto delle urne».
Ebadi sottolinea un aspetto degli scontri, che a suo avviso manifesta i timori del regime: «In precedenza erano i basiji, i reparti in borghese, armati di manganelli, ad affrontare la gente: la polizia se ne stava a guardare. Oggi le cose sono andate diversamente. La resistenza popolare è arrivata a livello tale da non lasciare indifferente la polizia. L’ordine di sparare è quindi stato impartito a causa della consistenza della folla. Tuttavia – rivela – alcuni agenti non se la sono sentita di colpire la gente inerme».
Come può migliorare la situazione a Teheran? «Sinora – dice Ebadi – il governo non ha dato alcuna disponibilità ad adeguarsi alla volontà popolare. Deve mostrare ragionevolezza. In tal caso la gente si calmerà. Ma il popolo – avverte – pagherà qualsiasi prezzo per far valere le proprie rivendicazioni qualora le forze dell’ordine continuassero ad attaccare dimostrazioni pacifiche o cerimonie di lutto religioso».
Intanto i Guardiani della rivoluzione iraniana (Pasdaran) e i basiji (miliziani islamici affiliati ai Pasdaran) hanno detto di essere pronti a intervenire per stroncare le proteste anti-governative. «Se necessario, sradicheremo il complotto e solleciteremo l’autorità giudiziaria a reagire con fermezza, senza alcuna restrizioni, contro i rivoltosi», è affermato in un comunicato diffuso sul sito internet della televisione di Stato.