Rapporto Usa. Attacchi dinamitardi, assassinii, l’Iraq è ancor più pericoloso di un anno fa

Milizie sciite

BAGDAD, IRAQ -Frequenti attacchi dinamitardi, assassinii e una ripresa degli atti di violenza dalle milizie sciite hanno reso l’Iraq ancor più pericoloso di quanto non era un anno fa, secondo le conclusioni di un rapporto redatto da una organizzazione di controllo americana guidata dall’Ispettore Generale Speciale per la Ricostruzione dell’Iraq, Stuart Bowen. ”A mio giudizio – dice Bowen – il Paese resta straordinariamente rischioso per svolgervi qualsiasi attività lavorativa”.

Bowen, che ha intitolato il suo rapporto, presentato al Congresso di Washington, ”Un’Estate di Incertezza”. cita la morte di 15 soldati americani a giugno, il mese con il maggior numero di vittime Usa da due anni. Quasi tutti sono stati uccisi in imboscate delle milizie sciite, che vogliono la partenza dall’Iraq di tutti i militari americani entro la data concordata di dicembre.

Il rapporto sottolinea anche un aumento dei razzi e dei missili lanciati contro la massicciamente fortificata Zona Verde, dovo si trovano ambasciate e uffici governativi, una recrudescenza di costanti tentativi di uccisioni di leader politici iracheni, forze di sicurezza e magistrati. C’è poi il problema della ”profondamente instabile” provincia nordorientale di Diyala, che confina con l’Iran ed è in parte abitata da musulmani sciiti, sunniti e kurdi che si scontrano in continuazione.

Se gli americani se ne andranno nella data stabilita, l’ambasciata americana a Bagdad si assumerà la responsabilità di addestrare la polizia irachena. Secondo Bowen si tratterà di un’impresa ”molto impegnativa” perchè ci saranno 200 istruttori dislocati in tre luoghi di versi col compito di addestrare la polizia irachena in 10 delle 18 province del Paese.

Secondo le stime correnti i poliziotti in Iraq sono 400 mila. Attualmente sono in corso negoziati tra Washington e Bagdad al fine di lasciare 10 mila militari Usa oltre la scadenza col compito di collaborare all’addestramento della polizia irachena. Ma finora  i colloqui non hanno ottenuto risultati.

 

 

 

 

 

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lgermini