GERUSALEMME, ISRAELE – Con l’ apertura di 10 mila urne sono iniziate martedi alle ore 7 locali (le 6 in Italia) in tutto il territorio israeliano le elezioni per il rinnovo della Knesset (parlamento). Il voto si concludera’ alle ore 22 locali e allora tre reti televisive nazionali renderanno noti i rispettivi exit-polls. Lo spoglio dei voti dovrebbe essere completato nella nottata, o nelle prime ore di mercoledi. Trentadue liste si contendono i voti di 5 milioni e 650 mila israeliani, ebrei ed arabi.
Benyamin Netanyahu sembra poter attendere con fiducia l’esito del voto e la sua conferma a premier d’Israele per la terza volta appare quasi scontata. A impensierirlo non puo’ bastare neppure la pur significativa flessione – indicata dagli ultimi sondaggi – del ticket elettorale di destra tra il suo ‘Likud’ e ‘Israel Beitenu’ che passerebbe dai 42 seggi del parlamento (Knesset) uscente ai 32-35 deputati del nuovo. Ne’ quel 15% di indecisi che – secondo un’inchiesta del quotidiano Haaretz – ancora non ha scelto e che, pero’, si concentra in larga parte fra l’elettorato dei partiti di centro sinistra.
E ancor meno il voto degli arabi israeliani (un milione di persone su quasi 8) che la Lega Araba ha esortato ad andare alle urne a dispetto della loro disillusione, per provare almeno ad arginare la temuta nuova ondata delle destre. Insomma, dalle elezioni per la diciannovesima Knesset non si attendono sorprese almeno per quanto riguarda la premiership, mentre meno scontato appare il capitolo delle alleanze di governo. E qui – a quanto sostengono analisti e commentatori – nuove alchimie potrebbero non mancare.
Fra i fattori di novita’ spicca la prevista ascesa dell’imprenditore-colono Naftali Bennett, leader religioso-nazionalista ultra’ di ‘Focolare ebraico’ (Bait Yehudi), che potrebbe imporre in teoria un connotato ancor piu’ destrorso alla futura coalizione di governo: anche a costo di approfondire il fossato con i palestinesi, con la comunita’ internazionale e con gli stessi Stati Uniti del presidente Barack Obama, alleati imprescindibili per Israele. Ma curiosita’ suscita pure il possibile successo del popolare giornalista tv Yair Lapid, che alla guida della sua lista ‘C’e’ un futuro’ (Yesh Atid), mira viceversa a rafforzare il fronte centrista-moderato. A Bennett i sondaggi assegnano 15 seggi, a Lapid 10-13 deputati.
Piu’ decisamente schierati all’opposizione di Netanyahu restano la navigata Tizpi Livni, che con la sua neonata formazione di centro ‘Il Movimento’ (Hatnua) incasserebbe 7-8 seggi e i Laburisti, affidatisi alla combattiva Shelly Yachimovich in cerca di un rilancio che, dopo la disfatta del 2009, non dovrebbe andare oltre quota 16-17 seggi.
La maggioranza necessaria per governare e’ in ogni modo di 62 seggi su 120 totali della Knesset: ed e’ con questi numeri che Netanyahu -se i sondaggi saranno confermati- dovra’ fare i conti. Allargando, oltre ai tradizionali partner di Shas e di altri partiti della destra confessionale ebraica, lo spettro di un’alleanza destinata con ogni probabilita’ a guardare in alternativa o agli oltranzisti di Bennett – legati a doppio filo con il movimento dei coloni nei Territori palestinesi – o allo schieramento centrista (più gradito a Washington).
Netanyahu ha detto che la scelta e’ ”tra un Israele debole e diviso e uno forte e unito” e ha spronato gli elettori a schierarsi per la seconda ipotesi: ovvero con lui. Stasera alle 22, alla chiusura dei seggi, si conosceranno i primi exit poll e si capira’ il vento che tira. Ma sono gia’ in molti a scommettere su un forte vento di destra.