L’Italia prepara una missione a Tunisi per frenare l’esodo dalla Libia

ROMA  – L’Italia ha in cantiere una missione a Tunisi per arginare l’esodo verso le coste italiane, intervenendo lì dove si sono concentrati la maggior parte dei profughi in fuga dalla Libia. Il vertice-lampo, durato appena mezz’ora, riunito a palazzo Chigi per affrontare l’emergenza Libia, ha deciso di puntare sugli aiuti umanitari che daranno assistenza a 10mila profughi, tra i quali moltissime donne e bambini.

Con l’auspicio che anche gli altri paesi imitino l’Italia, visto che l’Unhcr parla di un flusso di 12-15mila persone al giorno che passano il confine con la Tunisia.L’idea è quella di intervenire con alcuni milioni di euro per aiutare Tunisi a gestire l’ondata in arrivo.

“E’ un intervento di emergenza di carattere umanitario e sanitario – ha spiegato il Ministro dell’Interno Roberto Maroni – fatto in accordo con le autorità tunisine, per assistere le popolazioni in loco e evitare che partano” perché “stare a guardare è un delitto, bisogna agire”.

Roma ci riprova dopo lo schiaffo di Tunisi del 1881 ad opera dei francesi, che stabilirono il protettorato sulla Tunisia, obiettivo delle mire colonialistiche italiane del governo di Benedetto Cairoli. L’8 settembre 1868, per una durata di 28 anni, aveva stipulato un trattato che garantiva alla Tunisia diritti, privilegi e immunità concesse a diversi Stati preunitari italiani. Poi però i francesi fecero lo smacco e ora l’Italia prova a rimediare.

Una decisione, quella presa durante la riunione, che il premier Silvio Berlusconi ha immediatamente comunicato, durante un colloquio telefonico, al premier inglese David Cameron, e che il presidente portera’ al consiglio straordinario di Bruxelles in programma il prossimo 11 marzo. In questa occasione l’Italia punterà a coinvolgere anche gli altri Paesi europei nella missione umanitaria. Un primo confronto sugli argomenti da portare al tavolo dei 27, Berlusconi l’ha fatto con Cameron, con il quale ha affrontato tutti i temi che legano l’Unione europea alla Libia: da quelli dell’emergenza immigrazione a quelli economici. Temi dei quali il presidente del consiglio ha parlato anche con il presidente di turno dell’Ue Herman Van Rompuy.

Nella Libia in rivolta si stimano in un milione-un milione e mezzo gli stranieri presenti e che ora stanno cercando la fuga verso la Tunisia e verso l’Egitto. Il rischio è che si possa riaprire anche la direttrice che porta al Nord, verso il Mediterraneo e quindi le coste italiane, come ha avvertito il ministro dell’Interno, Roberto Maroni. Senza contare che Tunisia e Egitto non sono attualmente in grado di gestire le decine di migliaia migranti che quotidianamente si accalcano alle frontiere libiche. Tra di essi tanti bambini, bisognosi di cure ed assistenza. Da qui la proposta di una missione umanitaria che aiuti i profughi là dove si stanno ammassando. L’Italia è pronta a fare la propria parte ed auspica il coinvolgimento di altri Paesi dell’Unione perché, come ha sottolineato Maroni, ancora una volta ”l’Europa di fronte a questa emergenza umanitaria non fa uno sforzo per gestirla”.

Per rendere operativa la missione italiana la prima riunione ”tecnica” è stata fissata per domani: a condurla saranno, ha riferito il titolare del Viminale, la Croce Rossa, la protezione civile e i vigili del fuoco che allestiranno un “campo”. A Palazzo Chigi si è fatto anche il punto sulla evacuazione di cittadini italiani e stranieri dalla Libia. Finora, con mezzi italiani sono stati evacuati 1.400 connazionali e 800 stranieri.

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