Libia. Le compagnie petrolifere, tra cui l’Eni, evacuano il loro personale

LONDRA, GRAN BRETAGNA – Le compagnie petrolifere internazionali hanno dichiarato lunedi che stanno allestendo piani per l’evacuazione di personale dalla Libia dopo che alcune delle loro operazioni sono state interrotte dalla rivolta popolare contro il colonnello Muammar Gheddafi, a quanto riferisce il New York Times.

La Libia possiede le più ampie riserve di greggio dell’Africa, e i propositi delle compagnie hanno spinto al ribasso i prezzi di certe azioni e fatto innalzare il cruciale benchmark del petrolio al livello più alto da tre anni.

L’Eni, da tempo il più grande produttore straniero di energia in Libia, ha fatto sapere in una dichiarazione che ha dato inizio al rimpatrio di ”personale non essenziale” e delle famiglie dei suoi dipendenti.

La compagnia norvegese Statoil, che opera in Libia con la spagnola Repsol e la francese Total, ha dichiarato che si accinge a chiudere i suoi uffici a Tripoli e che un gruppo di dipendenti stranieri se ne sta andando. ”La sicurezza del nostro personale è della massima priorità”, ha detto un portavoce, Glad Pedersen.

Le azioni di Eni e dell’austriaca OMV sono scese, mentre il prezzo del Brent greggio, un importante indicatore per il petrolio trattato a Londra, è salito a 104,60 dollari a barile, il livello più alto dal 2008.

”Siamo preoccupati e naturalmente vorremmo che si addivenisse ad una soluzione al più presto”, ha dichiarato Jason Kenney, analista alla ING Financial Markets. ”Ma è molto difficile prevedere la piega che prenderanno le cose. Il prezzo del petrolio è molto volatile”.

La britannica BP, che in Libia ha solo attività esplorative, ha detto che evacuerà alcuni dei suoi 40 dipendenti da Tripoli, che sta diventando il centro della rivolta popolare. La BP ha anche sospeso i preparativi per un progetto di trivellazione dopo che i dipendenti di un suo contractor sono stati evacuati.

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lgermini