L'Aia (Olanda) – Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha votato nella notte per il deferimento di Muammar Gheddafi alla Corte penale internazionale a seguito della violenta repressione delle rivolte in Libia. Cosa succede adesso? Il destino di Gheddafi dipende da se riuscirà a mantenere il potere o no. Se il raìs resterà al potere è molto difficile che il Tribunale dell'Aia riesca a catturarlo. Se sarà costretto alla fuga, invece, è più probabile che il colonnello finisca davanti alla Corte internazionale oppure potrebbe essere processato dal nuovo governo libico. Anche se la Corte riuscisse a catturare Gheddafi, comunque, potrebbero volerci anni prima di completare il processo. Da quando è entrato in vigore nel 2002, il Tribunale penale internazionale non è infatti riuscito ad affermare a pieno la sua validità e per questo è stato più volte criticato. "È una cosa positiva per la Corte essere ben considerata dal Consiglio di sicurezza come possibile strumento di responsabilità", ha detto Elisabeth Evenson di Human Rights Watch. "E' un messaggio molto forte a Gheddafi e ai suoi uomini che le violenze contro i civili devono finire", ha aggiunto la Evenson. Va notato, fra l'altro, che i 15 stati del Consiglio di sicurezza dell'Onu hanno approvato all'unanimità la decisione di rivolgersi all'Aia, anche se 5 di loro, compresi Cina Russia e Stati Uniti, non hanno mai ratificato il trattato fondativo della Corte. Il primo caso del Tribunale, quello contro il soldato della Repubblica democratica del Congo Thomas Lubanga, accusato di arruolare bambini soldato, è stato funestato da ritardi e scontri fra giudici e procuratori. Il processo è stato fermato due volte e i giudici hanno ripreso i procuratori per avere nascosto delle prove, dicendo che la pratica avrebbe potuto privare Lubanga di un giusto processo. Arrestato cinque anni fa, il suo processo è ancora aperto.