Libia, i grandi a Londra organizzano il dopo-Gheddafi

LONDRA – Dopo la svolta del comando militare alla Nato e mentre i ribelli puntano su verso Sirte, domani, 29 marzo, a Londra si parla di soluzioni politiche e di dopo Gheddafi: il rais non ha più legittimità e se ne deve andare immediatamente, per la Libia si prepara ”un nuovo inizio” in cui il popolo libico ”libero da dalla violenza e dall’oppressione” sarà ”libero di scegliere il proprio futuro”.

Il presidente francese Nicolas Sarkozy e il premier britannico David Cameron hanno inquadrato in una dichiarazione congiunta della vigilia gli obiettivi della riunione, che poi hanno condiviso in serata in una teleconferenza col presidente Usa Barack Obama e la cancelliera tedesca Angela Merkel.

Oltre 40 bandiere a Lancaster House (una grandiosa magione del West End usata dal governo britannico per ospitare grandi negoziati ma che ha fatto da sfondo anche a scene di King’s Speech) per trasmettere il messaggio che la comunità internazionale – non solo gli occidentali – è unita dietro l’intervento.

Per la prima riunione del gruppo di contatto per la Libia incaricato del ”pilotaggio politico” dell’operazione si sono dati appuntamento una quarantina di ministri degli esteri (per l’Italia Franco Frattini) tra cui molti europei, gli Stati Uniti, gli Emirati Arabi Uniti e il Qatar che partecipano alle operazioni militari della coalizione, ma anche Giordania, Tunisia, Egitto, Marocco e Libano, accanto alla Turchia, al rappresentante della Santa Sede e a cinque organizzazioni internazionali: l’Onu con il segretario generale Ban Ki-moon, Nato, Ue, Lega Araba e Unione Africana.

Per gli americani era importante che la riunione si tenesse a Londra, non a Washington. Hillary Clinton parteciperà ma non presiederà la sessione. Se gli Stati Uniti, ambivalenti fin dall’inizio, si sfilano, anche dal Regno Unito arrivano segnali di smarcamento: intervistato dal Financial Times il numero due di Cameron Nick Clegg ha parlato del ”momento difficile” in cui la Gran Bretagna dovrà tirarsi indietro e dire: ”Non possiamo far altro”.

Quanto alla Russia, che all’Onu si era astenuta, sarà assente: ”Non siamo stati invitati”, ha detto una fonte del ministero degli esteri all’agenzia Interfax. Le diplomazie internazionali sono al lavoro: la Turchia si è proposta per mediare un rapido cessate il fuoco che eviti alla Libia la sorte di diventare un secondo Iraq o un nuovo Afghanistan. Secondo Francia e Gran Bretagna la soluzione duratura ”puo’ essere solo politica e decisa dal popolo libico”.

Cameron e Sarkozy, richiamandosi alle parole della risoluzione della Lega Araba secondo cui l’attuale regime di Tripoli ”ha perso ogni credibilità”, hanno detto esplicitamente quanto altri partecipanti alla riunione forse auspicano in segreto ma non sono pronti ad ammettere: ”Gheddafi se ne deve immediatamente andare”.

Ai libici dunque l’appello franco-britannico è di ”mollare il rais prima che sia troppo tardi”, mentre la transizione deve essere affidata al Consiglio nazionale di transizione libico (Cnt), di cui viene riconosciuto il ruolo ”pioniere”. L’azione militare ”non è un obiettivo in se stesso”, hanno detto i due leader ribadendo l’impegno per ”l’integrità territoriale e l’unità nazionale” della Libia contro ogni tentazione di spartizione.

”Dovere istituzionale è trovare una soluzione condivisa”, ha concordato Frattini: ”Il mezzo è la protezione dei civili, il fine è la nuova Libia, il dopo Gheddafi: una Libia unita, e non divisa in due, con il coinvolgimento di tutte le forze che vogliono il cambiamento”.

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Published by
Maria Elena Perrero