Libia, continua la controffensiva di Gheddafi. La Russa: “Sarà una guerra lunga”

MISURATA (LIBIA) –  Dall’inizio del conflitto in Libia a Misurata si sono registrati almeno 1000 morti e 3000 feriti. Secondo fonti dell’ospedale della città che è diventata uno dei simboli della resistenza al colonnello Muammar Gheddafi ”l’80 per cento dei morti sono civili”.

Il direttore Khaled Abu Falgha ha sottolineato che tutti i 60 letti dell’ospedale sono sempre occupati da feriti. Il medico ha precisato che dalla scorsa settimana vengono ricoverate persone che presentano ferite da ordigni a frammentazione, armi proibite che le forze di Gheddafi sono accusate di usare da alcune organizzazioni umanitarie internazionali.

Ieri, 17 aprile, centinaia di persone sono fuggite da Ajdabiya, sotto assedio dalle forze di Gheddafi. Nei giorni scorsi i ribelli erano riusciti ad avanzare di una quarantina di chilometri in direzione del porto petrolifero di Brega grazie alle incursioni aeree della Nato, ma i colpi intensi dei lealisti hanno costretto gli insorti a ripiegare verso est.

Secondo Khaled Abu Falgha nel corso dell’ultima settimana è aumentato il numero di coloro che presentavano lesioni dovute alle bombe a grappolo, che il regime nega categoricamente di impiegare, ma di cui Abu Falgha ha esibito schegge estratte dai corpi dei pazienti.Nello stesso tempo c’è stato un notevole incremento nei ricoveri per ferite da arma da fuoco alla testa o al collo, i bersagli preferiti dei tiratori scelti.

Il direttore dell’ospedale di Misurata anche anche spiegato che la struttura dispone di una sessantina di posti-letto, tutti ormai occupati: alle persone in condizioni meno gravi sono pertanto prestate solo le prime cure, e poi sono rimandate a casa per mancanza di spazio.

La reazione italiana. La situazione in Libia è ”complessa” ed è ”difficile escludere” che la guerra sia lunga, ma il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, si dice ‘ottimista” e pensa che ”presto” la situazione possa avere ”uno sbocco non militare”, quindi politico e diplomatico.

E’ quanto avrebbe detto al suo collega Robert Gates, che lo ha invitato a pranzo proprio per discutere il dossier Libia. La Russa ribadisce che l’Italia non intende accrescere e diversificare l’impegno: ”Mi pare che il governo si sia espresso molto chiaramente. Certo, non posso portare un’opinione diversa da quella del governo, che è anche la mia”.

Ad avviso del ministro della Difesa non sarebbero più bombardieri a risolvere oggi la situazione. ”Io non sono così convinto – dice – che ci sia un bisogno tecnico-militare di nuovi aerei che bombardino, perché ce ne sono che non hanno ancora operato e perché più passa il tempo e più gli scontri in campo aperto sono minori e più aumentano quelli all’interno delle città, dove è meno facile o più pericoloso l’utilizzo dei bombardamenti”.

Secondo La Russa, attualmente ”la situazione è complessa, perché da un punto di vista militare non c’è una supremazia di nessuna delle due parti in causa e la missione, come tutti sanno, non ci schiera da una parte in maniera netta ma ci chiede di proteggere i civili”.

E per sbloccare questa situazione quasi di stallo, non serve tanto una nuova risoluzione, come alcuni auspicano: secondo La Russa e’ ”improbabile” che si arrivera’ a questo e giuridicamente ”non e’ necessario”, anche perché la risoluzione attuale già consente ampi margini di manovra. Ma di sicuro occorre ”uno sbocco non solo militare” che il ministro della Difesa, ”ottimista”, pensa possa aprirsi ”anche presto”.

”L’Italia – spiega La Russa – lo ha detto fin dal primo momento che è assolutamente indispensabile l’azione militare senza la quale ci sarebbe stata una carneficina, ma che va avviato anche l’iter, va fatto tutto il possibile e l’immaginabile per una soluzione diplomatica. D’altronde anche i conflitti che durano a lungo alla fine hanno quello sbocco e quindi perché aspettare a lungo quando possiamo farlo subito?”.

Published by
Maria Elena Perrero