PARIGI, 12 LUG – Quattro mesi dopo, la Francia è ancora lì, nel gruppo di testa dell’intervento militare internazionale in Libia. Il consenso popolare è però calato e oggi c’è voluto un passaggio in Parlamento per prorogare l’operazione oltre i quattro mesi, così come prescrive la legge.
Nell’imminenza di questo pronunciamento, ovviamente scontato (hanno votato a favore sia la maggioranza di governo sia l’opposizione socialista), sono piovuti annunci di contatti fra Parigi e Tripoli, non proprio un disgelo ma timidi segnali di dialogo.
E da parte di Francois Fillon, il capo del governo che ha perorato la causa dell’intervento davanti ai deputati, l’annuncio di una ”soluzione politica” che starebbe ”prendendo forma” proprio in queste ore. Contemporaneamente, il primo ministro di Tripoli ipotizzava negoziati ”senza condizioni” e soprattutto senza Gheddafi.
”La nostra causa è giusta – ha proclamato Fillon – ed è perché è giusta che il governo e il parlamento non tremano davanti a questa responsabilità”. Il ministro ha riconosciuto che ”l’uso della forza armata è sempre gravido di conseguenze”, ma ha anche sottolineato che ”la situazione militare è stata in continua evoluzione nella direzione giusta” da quel 19 marzo in cui la Francia, per prima, prese l’iniziativa di spedire i suoi Mirage nei cieli libici. Per Fillon, ”ovunque i libici liberi guadagnano terreno e ormai il cerchio si stringe attorno a Gheddafi”.
Ed è proprio del futuro di Gheddafi, e in particolare della sua uscita dal bunker di Tripoli, che si è parlato molto. Ieri, suo figlio Seif al-Islam, aveva parlato di ”negoziati” in corso con la Francia piuttosto che con i ribelli. C’era stata una secca smentita del Quai d’Orsay, poi stamattina il ministro degli Esteri, Alain Juppé, ha per la prima volta sfumato i toni: non veri e propri negoziati ma ”contatti” ci sono stati. ”Riceviamo emissari – ha ammesso il capo della diplomazia parigina – che ci dicono, ecco, Gheddafi è pronto ad andarsene, discutiamone”.
Parole che hanno trovato una eco possibilista nel primo ministro libico, Baghdadi al-Mahmoudi. In un’intervista a Le Figaro, il rappresentante di Tripoli ha infatti dichiarato che il governo è ”pronto a negoziare senza condizioni”, anche ”senza la partecipazione della ‘Guida’ Gheddafi”.
Si tratta del primo responsabile del regime a parlare apertamente di quella che sembra una possibile uscita di scena del Rais: ”Il dialogo – ha detto Baghdadi al Mahmoudi – deve avvenire con tutte le parti, in vista della costruzione di un nuovo sistema politico. La ‘Guida’ non interverrà. Tutto deve essere libero”.