BELGRADO – Gli estremisti ultranazionalisti del Partito radicale serbo (Srs), che fa capo a Vojislav Seselj, attualmente sotto processo per crimini di guerra al Tribunale penale internazionale dell’Aja (Tpi), hanno espresso il loro appoggio alla ”volontà del popolo libico” che si batte affinché continui a essere guidato da ”Muammar Gheddafi, un combattente sperimentato contro l’imperialismo e la globalizzazione”.
In un comunicato diffuso dall’agenzia Beta, l’Srs critica la linea assunta dal governo di Belgrado, che ha condannato Gheddafi e le sue azioni armate contro i rivoltosi. ”Questa è una ulteriore conferma che alla guida della Serbia vi sono persone senza coscienza, senza principi morali e senza coraggio, pronti solo a farsi umiliare per soddisfare Bruxelles e Washington”, si legge nel comunicato del partito di Seselj.
”Il leader libico Gheddafi – si sottolinea – è un amico fidato della Serbia, che è sempre stato dalla nostra parte, sia durante il blocco e le sanzioni sia durante i bombardamenti” della Nato nel 1999.
”E’ vergognoso vedere come ora il governo del presidente Boris Tadic corteggi coloro che ci hanno bombardato e che hanno una politica ostile nei confronti del leader libico”, ha concluso il comunicato degli ultranazionalisti serbi.
Il documento ha fatto seguito alla diffusione ieri a Belgrado del cosiddetto ‘Manifesto’ di Seselj, nel quale si afferma che la politica filoccidentale del governo ”ha distrutto l’integrità territoriale della Serbia e ha portato il paese al collasso economico e sociale”.
Sottolineando l’avversione a una eventuale adesione della Serbia a Ue e Nato, Seselj sostiene che ”la Serbia potrà sopravvivere solo in stretta cooperazione con Russia e Cina”.