ROMA – Il leader libico Muammar Gheddafi ha costruito un vasto impero finanziario che è causa di una lotta intestina per il controllo fra i suoi figli. Lo scrive il quotidiano britannico Financial Times, citando dispacci diplomatici americani rivelati da WikiLeaks.
Con il titolo ”Gheddafi Incorporated”, diplomatici dell’ambasciata degli Stati Uniti a Tripoli affermano che il Colonnello e la sua famiglia controllano una parte considerevole dell’economia nazionale e posseggono importanti partecipazioni nei settori del petrolio e del gas, nelle telecomunicazioni, nelle infrastrutture, negli alberghi, nei media e nella grande distribuzione.
In un dispaccio del 2006, i diplomatici americani in Libia spiegano che i figli di Gheddafi ricevono regolarmente redditi dalla società petrolifera nazionale, le cui esportazioni annuali ammontano a decine di miliardi di dollari. Il leader stesso ha investito nel 2009 sedici milioni di euro in un complesso alberghiero all’Aquila.
Secondo un dispaccio del marzo 2009, ci sarebbero ”guerre intestine” tra i rampolli Gheddafi, sette maschi e una femmina, che ”forniscono agli osservatori locali materia sufficiente per un feuilleton melodrammatico libico”.
Per i diplomatici americani, le liti sarebbero provocate soprattutto dall’attivismo sulla scena pubblica del secondogenito Seif al Islam. Quest’ultimo ha accesso ai proventi del petrolio attraverso la società per l’energia del suo gruppo ”One-Nine”. La figlia del leader, Aisha, ha interessi nei settori dell’energia e delle costruzioni e in una clinica privata a Tripoli, la St James. Mohammad, il figlio maggiore, controlla la Commissione generale per le poste e telecomunicazioni e quindi tutti i servizi internet e telefonici. Il terzo figlio Saadi (già calciatore del Perugia) progetta una nuova città nell’ovest del paese come meta turistica. Secondo i diplomatici americani è impegnatissimo con la sua squadra di calcio, il Comitato olimpico e la carriera militare, Saadi in alcuni casi usa ”le truppe sotto il suo controllo per influire sugli affari”.
I dispacci descrivono una battaglia a tre fra Mohammed, Mutassim e Saadi per il controllo della produzione locale della Coca Cola, una vicenda oscura e complicatissima che neppure diplomatici e uomini d’affari locali riescono a comprendere bene.
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