L’Iran con la bomba, l’Occidente con i missili: così andrà a finire

L'ayatollah Alì Khamenei

Il “Guardiano della Rivoluzione” Ali Khamenei ha promesso per l’11 febbraio un colpo di scena se non proprio un colpo di testa nella partita nucleare che si gioca tra Iran e Occidente. Minaccia condita da propaganda o propaganda condita da minaccia che sia, non sarà comunque l’11 di febbraio il “minuto decisivo” della partita. Quel “minuto” arriverà tra tre o quattro anni, quando l’Iran avrà la sua bomba atomica e l’Occidente proverà a sopportarla. Andrà così e non altrimenti la partita: il tempo e il modo per impedire che Teheran abbia l’atomica sono svaniti e non sono stati trovati.

Lo sanno gli americani che stanno allestendo un sistema anti missile di intercettazione e difesa. Una scelta militare che suppone e sconta l’arma nucleare in mano all’Iran. Rete di missili anti missile per parare l’attacco accompagnato dall’ammonimento di “deterrenza” finale a Teheran: se usate l’atomica ve la intercettiamo con i missili e poi la risposta militare dell’Occidente sarà devastante. Poi e non prima la risposta militare. Perchè non i governi occidentali e neanche le rispettive pubbliche opinioni sono in grado di reggere la scelta di un bombardamento preventivo delle basi e delle centrali iraniane. Insomma l’Occidente giocherà la partita come se l’Iran fosse una “piccola Urss”. Cioè un paese ostile con armi atomiche da cui ci si difende con armi e “scudi” nucleari, con la minaccia di una ritorsione più grande dell’eventuale attacco. Ma anche un paese ostile che si “sopporta” e con cui si negozia.

A meno che…a meno che Teheran non metta in pericolo l’esistenza di Israele o Israele non si sente concretamente minacciata nella sopravvivenza. In quel caso Israele non “giocherà” secondo la tattica occidentale per cui a questo punto l’unico attacco possibile è la difesa. In quel caso Israele attaccherà: ne ha i mezzi e i piani militari.

Così racconta l’evolversi della partita Marvin Cetron, consigliere della Cia e dello Fbi: “rassegnazione” di fatto all’atomica iraniana, “contingency plan” cioè piano di contenimento missilistico della minaccia, “stomaco Nato non in grado di digerire bombardamento preventivo”, negoziato perenne protetto dalla “deterrenza nucleare” e “incognita Israele”. Firma da esperto su scenario ormai ovvio e obbligato.

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Mino Fuccillo